Roccalumera – Il consiglio comunale doveva approvare la rimodulazione del Piano di rientro, che la Regione Sicilia ha preteso a dieci anni e non più a venti, come inizialmente pattuito. Si tratta di una sorta di anticipazione di cassa che la Regione concede al comune di Roccalumera per saldare i debiti con l’Ato Me4 (circa 2.800.000 euro). E si doveva approvare per forza avantieri sera, perché ieri mattina scadeva il termine fissato dai funzionari regionali e quindi a Palermo si doveva mettere nero su bianco. Se il consiglio comunale non avesse approvato il Piano di rientro il comune di Roccalumera sarebbe andato in dissesto, con dure conseguenze per la cittadinanza, per gli impiegati comunali, per il paese. Il punto all’ordine del giorno è stato approvato solo con i nove voti della maggioranza (assente Andrea Vadalà), mentre i quattro dell’opposizione (assente Maria Grazia Saccà) hanno votato contro. E ciò deve fare riflettere. “In politica quando ci sono in discussione le sorti di un paese – ha spiegato il consigliere Cosimo Cacciola – non ci dovrebbero essere né maggioranza e né minoranza, perché se il comune si affossa a patirne le conseguenza sarà l’intera cittadinanza”. Ieri mattina c’era una scadenza a Palermo e se il comune di Roccalumera non l’avesse rispettata sicuramente la precarietà finanziaria avrebbe ghermito l’intero paese. Il vice sindaco Gugliotta ed il presidente del consiglio Garufi hanno portato tutta la documentazione firmata e sottoscritta dal sindaco Argiroffi per cui il paese è salvo dal dissesto. Tornando alla complessa e difficile seduta consiliare, saggiamente orchestrata dal presidente Antonio Garufi, c’è da dire che in apertura i quattro consiglieri di minoranza hanno presentato un emendamento, in cui si evidenziava che il comune ha due cause pendenti con l’Ato per i disservizi resi e per la riduzione delle fatture troppo esose (un procedimento al Tar ed uno davanti al Tribunale di Messina) per cui sarebbe stato opportuno aspettare, perché se il comune dovesse vincere le cause, come potrebbe recuperare i soldi se l’Ato è in liquidazione? Il sindaco Gaetano Argiroffi, il presidente del consiglio Antonio Garufi, il vice sindaco Biagio Gugliotta, il capogruppo della maggioranza Ettore Fleres e il consigliere Cosimo Cacciola si sono accaniti a far capire alla minoranza che non c’era tempo da perdere e che l’emendamento andava ritirato, anche perché nella delibera c’era scritta la clausola “fatte salve le cause…” e quindi il comune era salvaguardato da questo punto di vista. Giuseppe Melita, che ha parlato per il gruppo di opposizione, ha ribadito che c’è un contenzioso con l’Ato e che questa iniziativa della maggioranza porterà ad un vistoso aumento delle tasse. Fatto sta che ogni gruppo è rimasto fermo sulle proprie posizioni e che nella successiva votazione, per l’approvazione dell’argomento all’ordine del giorno, la minoranza ha votato contro. Quasi un controsenso, perché a giugno su questo stesso argomento l’opposizione si era astenuta, adesso ha votato contro. Cosimo Cacciola ha precisato: “Ma non è cambiato nulla rispetto a cinque mesi fa. Solo che nel Piano di rientro iniziale il comune doveva versare in venti anni alla Regione 140 mila euro l’anno, adesso, con la nuova rimodulazione, deve estinguere il debito in dieci anni, pagando 280 mila euro. Tutto qui, per cui non si capisce questo voto contrario. Il fatto è che hanno creato un disastro e lo volevano completare”. Il consigliere Cacciola si riveriva alla passata amministrazione e non certamente a questi consiglieri di opposizione.
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