Taormina – In attesa di completare il dossier per il bilancio stabilmente riequilibrato, che tornerà a breve all’attenzione della Cosfel (Commissione per la stabilità degli enti locali), presso il Ministero dell’Interno, il Comune di Taormina prova a stringere i tempi per il recupero di una parte dell’enorme importo, pari a circa 30 milioni, di tributi non riscossi che hanno poi contribuito in modo significativo al dissesto finanziario dichiarato dall’ente il 22 luglio 2021. Stando alle stime aggiornate di Palazzo dei Giurati si punta a far rientrare nelle casse comunali un importo che alla fine potrebbe aggirarsi, complessivamente, tra i 13 e i 15 milioni di euro. L’aspettativa del Comune, che incoraggia la prospettiva di un risanamento dell’ente, sembra essere quella di un recupero di circa il 50% delle somme che non sono state versate nel tempo dai contribuenti. Rispetto ai crediti vantati dall’ente per gli anni scorsi il Comune ha già quantificato intanto in 10 milioni 293 mila euro le somme ritenute insussistenti, cioè prescritte ed inesigibili. Nel frattempo il sindaco Mario Bolognari ha evidenziato che l’Amministrazione ha fornito un elenco di crediti vantati per gli anni scorsi pari a circa 10 milioni di euro, frutto dell’azione di recupero della società incaricata. La metà di quei soldi è già rientrata al Comune per le annualità 2013 e 2014 e ora si è avviato lo stesso lavoro con un migliaio di accertamenti per gli anni 2015 e 2016, circa Imu e Tarsu (l’attuale Tari, la tassa sui rifiuti) dai quali si conta di recuperare altri 5 milioni circa. Anche gli anni correnti 2021 e 2022, secondo Bolognari “presentano recuperi significativi” e alla fine il Comune potrebbe riuscire nel tentativo di recuperare ulteriori 3 milioni circa. Si tratta di un’attività complessa che fa riferimento, in ogni caso, per tutta la parte che va sino al 31 dicembre 2020 alla Commissione Liquidatoria del Comune, mentre il resto attiene direttamente l’impegno dell’esecutivo in carica. Ci sono situazioni che, di certo, necessitano di un cambio di passo come per gli affetti dei beni del Comune, dove va decisamente invertito un trend di riscossione che ha addirittura toccato il 3%, cioè il quasi nulla, a fronte di circa 5 milioni non riscossi ed è una maxi-somma che per gran parte sembra non più esigibile.
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