L’incredibile storia di Fabio Pilato è stata portata sullo schermo da un giovane regista messinese, Francesco Cannavà, già noto negli ambienti cinematografici per i suoi lodevoli lavori precedenti quali “Because of my body” sul tema dell’assistenza sessuale per le persone con disabilità o “Beyond” sulla missione spaziale dell’astronauta italiano Luca Parmitano. Fabio Pilato è un artigiano messinese, scolpisce il ferro e ne ricava pesci di ogni forma e dimensione. Ne ha già realizzati ventidue. Cominciò per caso scolpendo una pietra trovata sulla spiaggia in una di quelle notti in cui non riusciva a prendere sonno dopo la terribile notizia ricevuta circa una malattia che stava cominciando a minare il suo fisico, una forma leucemica che l’ha costretto finora a sottoporsi a decine e decine di sedute radio e chemio terapiche. La sua forza di volontà nel portare a termine le sue sculture, sempre più di grosse dimensioni, nonostante la carenza di fondi economici, di spazi, di attrezzatura e con un fisico che non lo sorregge come un tempo va di pari passo, in simbiosi, con la sua forza di non arrendersi di fronte alla malattia e, come in segno di sfida alla morte che più volte ha sentito aleggiare attorno a sé, si pone obiettivi sempre più ambiziosi. L’ultimo è quello di ridare forma, ed in senso lato anche vita, ad una balena che lui vide ansimare nello Stretto di Messina perché le era stata mozzata la coda (forse le eliche di qualche imbarcazione a motore), circostanza che non le consentiva più di orientarsi e di raggiungere le profondità marine per alimentarsi. Costruendo la balena, che lui ha già denominato coda-mozza, e costruendola con la coda, le ridarà nuova vita e ciò aiuterà anche lui a vivere e a sopportare la malattia. Un’incredibile storia portata sullo schermo da Cannavà che il regista messinese impernia sul mare, sullo Stretto di Messina, sui pesci dei fondali (suggestive le riprese sottomarine) e su quest’uomo, semplice, che come tutte le persone semplici, talvolta ignorano la grande forza che possiedono. Un’opera della durata di poco più di venti minuti, già presentata con successo alla scorsa edizione del Torino Film Festival, e che nella serata del 28 gennaio ha avuto la sua prima cittadina nella Sala Fasola alla presenza di tutto lo staff tecnico, dei produttori e del protagonista della storia che ha incantato il folto pubblico dispensando ottimismo e forza di volontà auspicando altresì la politica del fare: “Non lasciatevi intimidire dalla paura di sbagliare. L’errore fa parte delle cose umane e si può sempre correggere. E soprattutto veicolate amore, soprattutto per la vostra di città di Messina. Concentratevi sulle bellezze. La bellezza porta altra bellezza”. Una serata da ricordare ricca di emozionanti testimonianze, coordinata dal giornalista Franco Cicero all’interno del centralissimo cinema cittadino messo gratuitamente a disposizione della proprietaria, Loredana Polizzi, per un evento che ha dato lustro alla città di Messina e che ha fatto respirare agli intervenuti quelle atmosfere mitologiche che lo Stretto ha saputo già conferire in millenni di storia letteraria. Apprezzata esibizione dal vivo anche di Tony Canto autore delle musiche, originali, del film.
Orazio Leotta
Successo per l’anteprima messinese de “La Via del Ferro” di Francesco Cannavà
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