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Salta la reintroduzione delle Province, il centrodestra si spacca di nuovo nel voto segreto

Salta la reintroduzione del voto diretto nelle province in Sicilia. Ancora una volta una doccia fredda per il governo di Renato Schifani e il centrodestra si spacca di nuovo nel giro di pochi giorni sul voto segreto in Aula.

Il disegno di legge sulla riforma delle Province, fortemente contestato dalle opposizioni che in apertura di seduta – Nuccio di Paola per il M5s e Cateno De Luca per ScN – avevano annunciato la richiesta del voto segreto su ogni singolo comma, si è arenato non appena si è passati all’esame del testo.

Il primo articolo infatti non ha superato l’esame dell’Aula con 40 voti contrari e appena 25 favorevoli. Si tratta di un passaggio cruciale poiché i comma 3 e 4 dell’articolo 1 rappresentano l’impianto fondamentale del ddl, tra questi l’elezione diretta dei presidenti e dei consiglieri provinciali: la sua bocciatura equivale alla bocciatura dell’intero disegno di legge.

La spaccatura nel centrodestra, esplosa in maniera analoga la scorsa settimana con l’affossamento della norma cosiddetta “salva ineleggibili”, evidentemente non si è ancora sanata, e non è stata sufficiente neanche la presenza a Sala d’Ercole di Schifani per ricompattare la maggioranza.

Proprio in apertura dei lavori, il capogruppo del M5s, Antonio De Luca, si era rivolto al governatore siciliano invitandolo a ritirare il ddl per evitare una bocciatura che avrebbe rappresentato “una notifica di sfratto al suo governo”.

La riforma delle province era uno dei punti del programma elettorale del presidente della Regione Renato Schifani. Subito dopo la votazione con cui l’Assemblea ha bocciato il disegno di legge, il governatore ha abbandonato l’aula parlamentare facendo rientro a Palazzo d’Orleans, sede della Presidenza della Regione.

Per Cateno De Luca, che questa mattina insieme agli altri partiti di opposizione ha lanciato il ‘comitato di liberazione della Sicilia dai comitati d’affari, quanto accaduto “rappresenta l’ennesima sconfitta per il governo di Renato Schifani, nel giro di pochi giorni. E’ giunto il momento di voltare pagina e di scegliere un presidente degno di questo nome. Alla luce di quanto è successo il presidente Schifani non può che dimettersi. C’è di mezzo credibilità della Sicilia. D’altronde lui stesso aveva affermato entrando in aula che si sarebbe dimesso in caso di voto negativo, sia coerente e si dimetta”.

Per il segretario nazionale della Democrazia Cristiana, Totò Cuffaro “di fronte a partiti di maggioranza compattamente schierati per raggiungere l’importante obiettivo, almeno nelle dichiarazioni ufficiali, abbiamo registrato, incredibilmente, scelte di segno opposto di diversi deputati della stessa maggioranza. Con la complicità del voto segreto – continua Cuffaro – qualcuno è stato, evidentemente, guidato da ben altri intendimenti e, probabilmente, preoccupato dalla possibilità di restituire ai cittadini la parola sul governo degli enti di area vasta”.

Leggi anche: Ecco i nomi dei manager messinesi nella sanità, ma in Sicilia il centrodestra implode. Gli assessori di FdI disertano la giunta

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