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Perché il futuro del governatore Schifani può dipendere dalle tensioni tra gli ex Cuffaro e Lombardo

Un clima di tregua armata. Questa la fotografia che gli addetti ai lavori scattano nel day after del vertice di maggioranza convocato ieri a Palermo per arginare lo scontro nel centrodestra siciliano. Da diverse settimane i partiti della coalizione, primo tra tutti l’Mpa di Raffaele Lombardo, premevano con il governatore Renato Schifani per esaminare in un incontro i principali dossier in agenda, in particolar modo dopo l’ultima tornata di nomine nella Sanità siciliana. Senza dimenticare le nomine di tutto il sottobosco delle partecipate regionali, il cui puzzle dovrà essere completato entro la fine dell’anno.

Presenti alla riunione, oltre a Schifani, i due leader di riferimento centristi in Sicilia: Totò Cuffaro per la Dc e appunto Lombardo per gli Autonomisti. Poi i capigruppo di maggioranza, Stefano Pellegrino (Fi), Giorgio Assenza (Fi), Marianna Caronia (Lega), Carmelo Pace (Dc). All’incontro hanno preso parte i segretari regionali: Marcello Caruso per gli azzurri, Salvo Pogliese e Giampiero Cannella per i meloniani, il messinese Nino Germanà (Lega), Stefano Cirillo per i democristiani, Noi Moderati con Massimo Dell’Utri, Fabio Mancuso per Mpa.

Si sono confrontati per oltre quattro ore su diversi argomenti. Il presidente della Regione ha affrontato alcuni principali dossier (non quelli più spinosi politicamente): dal caro voli all’emergenza siccità, passando per gli interventi messi in campo, snocciolati uno dopo l’altro: la ricerca dei pozzi, i depuratori per le acque reflue, i dissalatori affidati alla struttura commissariale nazionale, ma anche le stabilizzazioni dei precari di Blutec e Almaviva, i conti della Regione, i rating in miglioramento, l’incremento dei flussi turistici, i termovalorizzatori.

Ecco la ricostruzione riportata da Repubblica Palermo: “L’arringa difensiva dell’avvocato Renato Schifani, chiamato sul banco degli imputati dai suoi alleati, dura oltre sessanta minuti. Il vertice convocato a Palazzo d’Orleans prende il via con oltre un’ora di ritardo, ma inizia alla presenza di tutti i segretari e i capigruppo. E non solo: ci sono Totò Cuffaro e Raffaele Lombardo, l’un contro l’altro armati. Sulla sanità i nervi tra i due ex presidenti sono tesissimi, in un botta e risposta dai toni Amarcord scandito a colpi di rispettivi «ai miei tempi le cose funzionavano».

(…) Lombardo – prosegue il giornale – chiede le elezioni alla Camera di commercio Sud Est, anticamera dello scontro per conquistare la Sac, la partecipata che gestisce l’aeroporto di Catania. Cioè lo scalo maggiore dell’Isola, attualmente guidato da Nico Torrisi, vicino al forzista Nicola D’Agostino. Cuffaro fa scudo sul dirigente del dipartimento Pianificazione strategica dell’assessorato alla Salute Salvatore Iacolino, al centro della bufera. (…) La tensione, a tratti, aumenta. Ma alla fine la coalizione sancisce una pace formale. Quanto sia sostanziale lo dirà il prossimo banco di prova in aula, chiamata a esaminare nelle prossime settimane l’assestamento di bilancio”, conclude Repubblica.

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