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sabato, Luglio 27, 2024
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La prescrzione: Conosciamola meglio. – Di Gianni MIASI

Come fosse un derby stracittadino, intriso di passione e campanilismo , la prescrizione rappresenta un “ ottimo” tema politico di lite tra forze politiche alleate si ma divise da un odio profondissimo tra di loro .

Se i 5 stelle vogliono che la prescrizione sia come l’ergastolo, cioè che non abbia mai fine, i PD, i renziani e tutti quelli che approfittano della confusione per aggiungere altra  confusione , sostengono il contrario ossia che non mettere un termine alla prescrizione sia un atto di inciviltà.

Paroloni da una parte e dall’altra: entrambe le parti somigliano ad una coppia di coniugi rissosi che,pur odiandosi a morte tra di loro, non si decidono a separarsi per timore di perdere la casa o la posizione sociale.

Cosa è l’istituto della prescrizione: detto in parole semplici è la perdita del diritto dello Stato a perseguire chi è accusato di avere commesso un reato perché è decorso un certo periodo di tempo.

Chiunque commetta un reato viene perseguito, di norma, dallo Stato il quale si sostituisce al privato per ristabilire l’ordine e, dopo un processo regolare, punire il colpevole o assolverlo.

Tuttavia, dal momento in cui lo stato eleva la propria accusa nei confronti dei cittadinì  è se come un orologio facesse il conto alla rovescia; in genere dopo sette anni e mezzo se il procedimento non si è concluso lo Stato alza le braccia e si arrende dichiarando di non potere più perseguire il cittadino imputato appunto, così si dice, perché è maturata la prescrizione.

E’ una cosa buona questa o è ingiusta?

Dipende da quale prospettiva la si guarda: sette anni e mezzo (il tempo minimo, ma vi sono prescrizioni che durano anche 25 anni a seconda della gravità dei reati commessi) sono un tempo ragionevolmente lungo per stabilire se una persona accusata sia colpevole o meno.

I 5 stelle vorrebbero che una volta emessa una prima sentenza, di condanna o di assoluzione, il tempo per fare maturare la prescrizione non scorra più il che significa che una persona, condannata o assolta che sia, può vedere trascorrere sotto il proprio naso 10 o 20 anni ancora prima di avere fissato l’appello.

Il che mi pare una assurdità crudele.

D’altro canto è giusto che una persona, che sarebbe stata, verosimilmente, dichiarata colpevole in un giudizio, possa sfuggire alla condanna perché è maturata la prescrizione?

Francamente no.

Come si potrebbe risolvere il problema (che tutti conoscono ma che nessuno vuole affrontare) ?

Semplicissimo: celebrando i processi in tempi brevi di modo che si possa stabilire chi è colpevole e chi è innocente non dopo venti o trenta anni ma entro, diciamo, non più di otto anni tra processo di primo grado, appello e Cassazione.

Per fare una simile norma, di civiltà oltre che di buon senso, occorrerebbe che le forze politiche si sedessero  a parlare tra di loro con onestà e franchezza, individuassero il tempo massimo entro il quale il processo dovrebbe essere celebrato ( se no viene punito il magistrato che ha sforato il tempo massimo concessogli ) e avremmo raggiunto due risultati semplici e straordinari al contempo:  da un lato si avrebbe la certezza della durata dei processi, dall’altro lato la prescrizione non verrebbe mai applicata perché i processi si concluderebbero ben prima.

C’è qualcuno che lo vuole?

Dubito fortemente: è meglio continuare a litigare, ad odiarsi ed infischiarsene del bene dei cittadini invece di realizzare una riforma di civiltà.

Ecco perché le forze politiche litigano sulla prescrizione: per dirsi reciprocamente: io ti odio ma non voglio abbandonare la poltrona e quindi litigo sul nulla così non metto in pericolo la mia e la tua sedia.

Cordialità

(Gianni MIASI).

 

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