CALIGOLA AI GIORNI NOSTRI ED IL RUOLO DELL’ITALIA
Premetto di non volere offendere nessuno né di schierarmi con qualche parte in campo a svantaggio di altre, ma l’attuale situazione politica internazionale con gli Stati Uniti che bombardano l’Iran, la Libia che sta esplodendo sotto i nostri occhi e la irrilevanza assoluta dell’Italia sullo scacchiere europeo, oltre ad indurre un sentimento di delusione e di sconforto per la perdita di ruolo dell’Italia, solleva forti preoccupazioni sui probabili riflessi che tali situazioni avranno al nostro interno.
Da sempre la Libia era considerata un “affare italiano” nel senso che,nel bene e nel male, era l’Italia la maggiore interlocutrice, prima di Gheddafi e, alla sua caduta, dei governanti che si sono succeduti.
Adesso la Libia è divisa in due come un melone: da un lato le milizie del generale Haftar sostenute dai russi principalmente, e dall’altra quelli che resistono, capeggiati da Al-Sarraj, i quali sono sostenuti dalla Turchia.
L’Italia è stata tagliata fuori da ogni decisione sui futuri assetti libici con la conseguenza che per ciò che riguarda le forniture di petrolio e di gas, tra breve tempo non dovremo trattare più con i libici ma con chi li sponsorizza e, a seconda che vinca la fazione capeggiata da Haftar o quella da Al- Sarraj , dovremo trattare con i russi o con i turchi.
Russi o turchi ci diranno a quali condizioni potremo acquistare il petrolio ed il gas .
Non solo, chi vincerà sui sentirà legittimato ad impiantare missili con le testate atomiche che punteranno direttamente sull’Italia.
La Sicilia, ad esempio, è distante dalla Libia poco più di 200 chilometri mentre i missili più scadenti hanno una gittata di,almeno, 2000 chilometri.
Capito che capolavoro abbiamo combinato nelle questioni che, da sempre, hanno rappresentato una priorità essenziale per la nostra politica estera, per la nostra economia e, soprattutto,per la nostra sicurezza.?
Quando hai puntati addosso dei missili nucleari che possono polverizzare intere città italiane i tuoi margini di trattativa sono estremamente ridotti se non nulli.
Il titolo dell’articolo fa riferimento a Caligola, imperatore romano del 40 circa dopo Cristo che nominò senatore il proprio cavallo.
Non era l’operato di un pazzo bensì la lucida offesa che l’imperatore faceva al potere legislativo ( in questo caso il senato romano) manifestando così il proprio disprezzo vero quella che era l’istituzione più alta di Roma: il Senato.
In altri termini Caligola diceva al Senato: tu per me non conti nulla, non vali nulla ed io decido come mi pare e piace.
Ai nostri giorni avviene che un giovinotto di meno di 35 anni, con esperienza zero, senza la conoscenza delle ljngue straniere e soprattutto,senza alcuna conoscenza internazionale di capi di stato o di suoi colleghi ministri stranieri, venga nominato ministro degli esteri della Repubblica Italiana.
L’attuale governo ( ma anche i precedenti,per la verità) sembra dire: noi siamo il potere, il parlamento non conta nulla e noi, il potere, nominiamo ministro degli esteri chi ci pare e piace, anche una persona sprovvista di qualsivoglia esperienza.
Del resto se Caligola nominò senatore un cavallo senza che il senato gli obiettasse alcunché,perché il nostro giovane e valente Luigi Di Maio non può essere nominato ministro degli esteri?.
Cosa abbiamo da perdere?
In fondo poco: il petrolio ed il gas della Libia e decine di missili atomici puntati sulle nostre città.
Ma vuoi mettere!
Finchè c’è la salute.
(Gianni MIASI)