Taormina – Il Dipartimento regionale di Protezione Civile, coadiuvato da due esperti arrivati da Roma, ha effettuato stamattina un sopralluogo nelle zone interessate da dissesto idrogeologico a Taormina. Riflettori puntati, in particolare, sulla via Madonna delle Grazie, sulla funivia di Mazzarò e la via Kitson. Preoccupa, in particolare, la situazione di “Madonna delle Grazie”, al collasso dopo anni di smottamenti e la cui minaccia si fa sempre più incombente sulle abitazioni della frazione di Villagonia.
Sul posto per fare il punto della situazione, accompagnati dall’ing. Antonio Sciglio (responsabile di zona del Dipartimento regionale di Protezione Civile) c’erano anche l’assessore Gaetano Carella, il presidente del Consiglio, Antonio D’Aveni, e con loro il dirigente dell’Utc di Taormina, ing. Massimo Puglisi e l’arch. Giuseppe Aveni, esperto geo-ambientale. Il costone lungo il quale scorre il sentiero (o quel che ne rimane) di “Madonna delle Grazie”, giorno dopo giorno, si sta collassando in modo evidente ed occorre un piano di intervento in tempi brevi per impedire conseguenze drammatiche. Per quanto concerne la funivia di Mazzarò, i lavori di riparazione dell’impianto verranno avviati a novembre e intanto il 21 ottobre è stata espletata la relativa gara d’appalto. Anche qui la situazione non può far dormire sonni tranquilli” dopo la valanga di fango che ha travolto la funivia e l’intero piazzale della frazione litoranea.
Nei prossimi giorni l’impresa aggiudicataria dell’appalto firmerà il contratto per le opere poste in agenda e a quel punto verrà dato il via al cantiere. C’è da riparare la funivia ma prima di tutto andrà messo in sicurezza il costone limitrofo. A tal proposito si era anche ipotizzato di recente in Comune l’adozione a monte della funivia di sistemi di contenimento del costone roccioso che sovrasta Mazzarò. In tal senso, è stata contattata una ditta che ha già operato a Giampilieri e nelle Cinque Terre, che sarebbe pronta a ripetere a Taormina quanto eseguito in quei luoghi: ovvero delle strutture di riprofilatura dei versanti, delle barriere a “V”, atte ad arginare nuovi cedimenti del terreno. “In questa città bisogna attuare un piano di mitigazione del rischio idrogeologico con un piano strategico ambientale”, spiega l’arch. Aveni – Urge sistemare le frane ma ancor prima prevenirne altre”.