Egregio avv. Miasi, Le porgo i miei più sinceri auguri per il nuovo e impegnativo incarico di presidente dell’Unione dei Comuni, ho seguito con interesse il Suo insediamento ed ho attenzionato, in modo particolare, le linee programmatiche che Lei intende portare avanti, in questo breve anno. Sicuramente, quando Lei parla di valorizzare il territorio, si riferisce anche ai nostri tanto amati e bistrattati beni architettonici, che ancora, fortunatamente, resistono all’ingiuria del tempo, e non per nostro merito. Noi non siamo stati capaci, sino ad oggi, di valorizzare neanche i pochi beni vincolati dalla Soprintendenza, che esistono nel nostro comprensorio. Se facessimo un adeguata mappatura dei beni architettonici che esistono, di valore culturale e che andrebbero sottoposti a vincolo, lo scarno elenco oggi esistente si andrebbe ad arricchire di tante opere semi-sconosciute, ma non per questo meno importanti di quelle già vincolate. Se riuscissimo a realizzare una tale mappatura, la più completa possibile, ci renderemmo conto di quanti e di quali beni è ricca la nostra riviera jonica (naturalmente resta sempre il problema della fruizione e valorizzazione). A tal proposito, restando in quelle che, probabilmente, sono le strutture architettoniche che caratterizzano la nostra riviera, come le torri di avvistamento e i castelli, che sono presenti in ogni singolo comune dell’Unione, mi preme segnalare, l’esistenza di una struttura, avente, a mio avviso, le caratteristiche di un antico torrione (Torre di Palma?), sita oggi nel comune di Roccalumera (dalle caratteristiche architettoniche del tutto simili alla Torre Saracena), ma che anticamente era, geograficamente, posta al centro della mitica città di Palma (la zona nord di Furci e la zona sud di Roccalumera). La Torre di Palma si trovava “tra la foce del Torrente Savoca e il Pagliara” (allora, il torrente Pagliara scorreva presso l’odierno Piccolo Torrente Pagliara, successivamente denominata Marina di Pagliara). Alcuni anni addietro, su mia segnalazione, era stato eseguito un sopralluogo, da parte dei tecnici del Comune di Roccalumera (geom. Sturiale e geom. Guttuso), ma vista la scarsa visibilità della struttura, perché circondata da alberi, e la impossibilità ad accedervi, in quanto il terreno in cui ricade l’opera è privato e quindi recintato, l’indagine fu sospesa. Due anni fa, a seguito di sopralluogo da parte di funzionari della Soprintendenza ai BB.CC.AA. di Messina, sorsero gli stessi problemi e quindi fu preso l’impegno, dai tecnici, che avrebbero trasmesso, al Comune di Roccalumera, la richiesta per avvisare preventivamente i proprietari per un sopralluogo de visu, congiunto alla loro presenza. Ma, naturalmente (!!), nonostante vari solleciti, la cosa finì nel dimenticatoio, poiché al Comune di Roccalumera non giunse mai tale richiesta! Io credo, che la struttura muraria scoperta sia la suddetta Torre di Palma, ma, se così non fosse, resta sempre, a mio modesto avviso, viste le caratteristiche architettoniche, una struttura che merita di essere attenzionata (a pianta circolare e dalle caratteristiche simili, come già detto, alla Torre Saracena). E, sempre restando nell’ambito delle torri, mi corre l’obbligo segnalare che esistono altre due torri, queste sono documentate, una nel Comune di Sant’Alessio Siculo (via Lungomare) e un’altra nella frazione Allume di Roccalumera (Torre Lumera), aventi caratteristiche simili (a pianta quadrata e realizzate, la prima nel 1508 e la seconda nel 1530-35), che ancora oggi aspettano di essere vincolate e quindi valorizzate, nonostante sia la loro esistenza abbastanza nota. I beni architettonici, di valore storico-culturale, che ancora non sono sottoposti a vincolo sono parecchi ed interessano tutti i Comuni dell’Unione, nessuno escluso, come ad esempio a Furci Siculo, dove ufficialmente esiste vincolato un solo edificio (Palazzo Pirrone), mentre basta farsi 2 passi lungo la via IV Novembre che si possono notare diversi edifici di metà ‘800 di pregevole fattura; senza parlare poi delle antiche fornaci di Calcare, dove andrebbe posto il vincolo etno-antropologico e vedere di realizzare, con i resti delle attrezzature rimaste, un museo di archeologia industriale. E concludo, questo mio breve excursus, ribadendo che quando parlo di porre il vincolo, non deve essere inteso come una palla al piede e come una disgrazia per il proprietario, ma dovrebbero essere un quid di eccellenza e un attestato di qualità per il fabbricato, per potere favorire, con delle opportune agevolazioni, il mantenimento dell’immobile, il restauro e renderlo così fruibile per potere produrre economia. Avv. Miasi, nella qualità di Presidente dell’Unione dei Comuni e quale persona di indubbie qualità morali e culturali, Le chiedo il suo impegno personale per portare avanti tali iniziative e nel contempo, Le rinnovo l’augurio per un anno pregno di iniziative che possano arricchire, da tutti i punti di vista, la nostra amata riviera. Certo di un positivo riscontro, Le porgo cordiali saluti.
Arch. Salvatore Coglitore
S.Teresa di Riva