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giovedì, Dicembre 12, 2024
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Roccalumera, zona artigianale. Doveva essere un centro industriale, invece regnano squallore e degrado

ROCCALUMERA – Doveva essere una fiorente zona artigianale ed invece è diventata una vasta area di degrado, incastonata sulle destra di contrada Piana, al confine con il comune di Pagliara. Tredici i lotti realizzati al tempo di Gianni Miasi sindaco e poi rifatti, completati e selezionati dall’attuale amministrazione Argiroffi. Di questi, sei sono stati venduti a ditte di Messina, di Roccalumera e del circondario Jonico. I lavori dovevano iniziare negli anni scorsi ma a tuttoggi la zona artigianale è emarginata e abbandonata. Ieri pomeriggio siamo andati a vedere questo “fiore all’occhiello” di Roccalumera, ma al posto dei fiorenti capannoni delle sei ditte abbiamo trovato erbacce, calcinacci, rifiuti e un degrado spaventoso. Altro che fiore all’occhiello. Lì dove dovevano sorgere aziende e piccole industrie, lì si annidano cani randagi, lucertole e forse anche serpenti. L’ingresso alla zona artigianale è con i fiocchi, strada larga e ben asfaltata, luce corposa resa nitida da lampade a led, muretti di cinta per sagomati. Una zona nel verde, a quattro passi dallo svincolo autostradale. Ma quando ci si addentra, diventa triste lo sguardo. Una zona morta, dove dovevano fiorire il commercio, il lavoro per giovani disoccupati, le attività commerciali. “Il Comune ha fatto la sua parte – ha dichiarato il presidente del consiglio architetto Antonio Garufi – adesso tocca alle ditte che hanno acquistato i lotti mettere su le aziende e incominciare a lavorare”. Sicuramente i titolari delle ditte che hanno acquistato i lotti in contrada Piana avranno avanzato delle richieste di finanziamento alla Regione Sicilia per mettere su i capannoni, ma di questo passo, mancando i finanziamenti regionali, si rischia di mettere kappaò una delle zone più rappresentative del paese, proiettata nel commercio e nell’industria, battezzata, allora, “fiore all’occhiello” ed oggi ridotta a mortificante mini discarica.

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