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mercoledì, Luglio 9, 2025
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Harvey Keitel: le arti possono sconfiggere il terrorismo

Taormina. Nel salotto della master Class della 62.ma edizione del Taormina FilmFest interessante incontro con l’attore Harvey Keitel, dibattito coordinato da Chiara Nicoletti e Jacopo Mosca al cospetto di una Sala A del Palacongressi molto gremita. Dici Keitel e pensi subito all’Actor’s Studio, quel laboratorio newyorkese ove si sono formati grandissimi interpreti del cinema e del teatro come De Niro o Al Pacino solo per citarne alcuni, ove si iscrisse in giovane età. E poi il cosiddetto “metodo”, che tanti pensano che si tratti di un concetto legato alla recitazione molto rigido con delle regole ferree ma che in realtà è un sistema che ti induce a scovare qual è il “metodo” giusto per ciascun attore che alla fine si ritroverà con un metodo tutto suo, unico.

Ricollegandosi al recente fatto di cronaca avvenuto ad Orlando in Florida ove sono state massacrate una cinquantina di persone da un uomo di origini afgane, Keitel ha ribadito come solo le arti e la cultura possono sconfiggere il terrorismo ed indurre le persone che hanno dei convincimenti diversi a convivere pacificamente con le altre. La politica da sola non ce la può fare. Paradossalmente se l’attentatore fosse stato abituato a frequentare i festival cinematografici a vedere mostre d’arte o spettacoli musicali avrebbe magari maturato idee più inclini al rispetto delle persone diverse da lui. E’ giusto portare avanti con passione i propri ideali ma questo non deve escludere la possibilità di una pacifica convivenza con chi ha ideali, religioni, inclinazioni sessuali diverse. A proposito della politica ha raccontato un aneddoto: una sera a cena con Putin, lui ed altri attori si sentirono elogiati dal presidente russo che sosteneva che in fondo gli artisti hanno più armi per convincere le persone. Si, rispose Keitel, ma alla fin fine le armi quelle vere le avete voi e le usate pure…

I suoi esordi con Martin Scorsese un altro tema molto dibattuto nell’incontro taorminese. Keitel raccontò di quando lesse l’annuncio di un regista italo-americano che cercava giovani attori per un film e lui si presentò nel luogo convenuto. Superati i primi tre provini andava fatto l’ultimo ove furono ammessi Keitel ed altri due. Ebbene, presentatosi a quest’ultima prova venne accolto da uno sconosciuto che con fare sgarbato iniziò a provocarlo costringendo il nostro ad una reazione. Scorsese, non visto, osservava la scena: il tutto era infatti parte integrante del provino solo che il nostro non lo sapeva… Con Scorsese il sodalizio fu duraturo, con lui infatti girò “Chi sta bussando alla mia porta?”, “Mean Streets”, “Alice non abita più qui” ma soprattutto “Taxi Driver” nel quale per immedesimarsi al meglio nella parte del pappone frequentò per settimane un ex pappone cercandone di carpire movenze, tic, slang e comportamenti.

E’ vero, ha concluso Keitel, nella mia lunghissima carriera ho fatto per lo più ruoli da comprimario e raramente da protagonista ed è per questo motivo che ritengo il mio ruolo da attore principale ne “La Giovinezza” di Sorrentino il giusto premio alla mia quasi cinquantennale carriera. Non è che uno si sveglia al mattino e trova un ruolo da protagonista in un film di Paolo Sorrentino…

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