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Casinò a Taormina: era solo una boutade elettorale?

Negli ultimi dieci anni è stato un tema caldo per moltissimi esponenti del mondo politico, che nei periodi di campagna elettorale hanno spesso fatto leva sulle potenzialità di questa bellissima struttura: il Casinò di Taormina ha da sempre interessato la classe dirigente italiana e nel corso degli ultimi dodici mesi era risuonata forte la campana che voleva la riapertura della struttura siciliana, che sulla carta potrebbe rivelarsi un’arma fondamentale dal punto di vista occupazionale e turistico.

Nato negli anni Sessanta, il Casinò di Taormina divenne subito un punto di riferimento per i giocatori italiani, soprattutto per quelli del sud Italia che finalmente potevano usufruire di una struttura di questo tipo senza doversi recare nei casinò del settentrione. Ma la bellezza della Villa Mon Repos, sede della casa da gioco, unita alla già consolidata posizione di Taormina come meta turistica per migliaia di persone provenienti da tutto il mondo, permise al casinò di imporsi sin da subito come uno dei più prestigiosi e importanti luoghi di divertimento europei, con star del mondo del cinema e della musica dell’epoca che partecipavano regolarmente agli eventi organizzati dal commendator Domenico Guarnaschelli, direttore della struttura siciliana.

Nonostante il grande successo e la crescente popolarità, il Casinò di Taormina ebbe vita breve e venne chiuso dopo pochi anni dalla sua apertura: nel gennaio del ’65 si spengono le luci, nonostante in Italia restino aperte altri luoghi dove poter giocare, tutti però al di sopra del meridione.

La paventata riapertura del casinò arriva già nel 2007 ma l’allora Ministro dell’Interno Giuliano Amato mise un forte veto sulla possibilità di rivedere i giocatori a Taormina, adducendo motivazioni controverse: “Le case da gioco sono foriere di fenomeni anche diversi dal turismo, che per il ministero dell’ Interno rappresentano una fonte di particolare preoccupazione, specie in una regione nella quale esiste una organizzazione criminale di antica data che è alla ricerca continua di canali migliori e più adeguati per il riciclaggio di denaro sporco. E dai casinò questa è una prestazione che in più casi è possibile ottenere”.

Insomma una preclusione costruita sulla convinzione che il crimine organizzato possa approfittare del casinò, ipotesi che non può essere confermata da dati reali e che comunque potrebbe essere valida per qualsiasi altra attività similare presente nel nostro Paese, poiché questo tipo di organizzazioni non conosce certo limiti territoriali.

“Alla Sicilia, più che case da gioco, servirebbero acqua, nuove strutture ricettive e campi da golf per attrarre i turisti. Viste anche le mie origini siciliane, mi permetto di ricordare – che la Sicilia, di certo, necessita di maggiore turismo, ma mi auguro che riesca ad ottenerlo grazie alle sue meravigliose bellezze naturali e alla sua storia” concluse il titolare del Viminale.

A riaccendere la miccia per la riapertura del Casinò di Taormina fu poi Silvio Berlusconi, che nel 2009 sembrava intenzionato a impegnarsi per regalare nuovamente ai siciliani l’importante polo turistico, come sottolineato dal Presidente della Provincia regionale di Messina dell’epoca, Nanni Ricevuto: “Il colloquio tra il Presidente del Consiglio dei Ministri, on. Silvio Berlusconi ed il Presidente della Regione Sicilia, on. Raffaele Lombardo, nel corso del quale sono state evidenziate le peculiarità più urgenti, compresa la riapertura del Casinò a Taormina, ridà slancio e forza alle nostre iniziative, che negli ultimi tempi hanno con vigore sottolineato la necessità di cambiare tendenza”.

Anche in quell’occasione però non se ne fece niente e i sogni dei siciliani favorevoli alla riapertura del casinò andarono in frantumi. Nel frattempo però l’Italia apriva alle case da gioco online, che presto avrebbero cannibalizzato le preferenze degli utenti, che nonostante la grande passione per i tavoli verdi e le atmosfere sfarzose, hanno accolto positivamente la possibilità di giocare senza doversi muovere dal divano di casa. Negli ultimi mesi poi una moltitudine di operatori propongono online giochi come la roulette, da sempre vero e proprio cavallo di battaglia per i casinò, rendendo di fatto la vita difficile alle strutture in cui si gioca dal vivo, che man mano iniziano a perdere grosse quote dei proprio profitti, fino a toccare la soglia del -25% all’anno.

Nonostante la contraddizione nel concedere licenze agli operatori del mondo online e non a una struttura come quella di Taormina, si va avanti con la casa da gioco siciliana ancora chiusa fino al 2015, anno di una nuova “insurrezione” politica per la riapertura del casinò. Le voci nel primo semestre dell’anno si fanno sempre più fitte e durante l’estate il movimento per la riapertura trova un nuovo “alfiere”, ovvero Domenico Scilipoti, uno dei parlamentari più chiacchierati degli ultimi anni, che prende a cuore la questione di Taormina e propone la sua ricetta: “I privati non potrebbero avere più di un terzo delle azioni della società concessionaria e nella struttura dovrebbe essere realizzato un presidio fisso della Guardia di finanza per registrare i giocatori di nazionalità italiana. Poi, per chi vince, è previsto l’inoltro dei dati anagrafici e fiscali all’Agenzia delle entrate”.

Dichiarazione che ovviamente non hanno lasciato indifferente il Sindaco di Taormina Eligio Giardina, che ha espresso qualche timore sulla vicenda: “Per prassi consolidata il percorso governativo è quello più rapido e, sulla carta, più semplice. Per ciò che riguarda il ddl presentato dal senatore Scilipoti, ci auguriamo che l’iter parlamentare possa procedere speditamente, anche se l’esperienza non suggerisce ottimismo circa l’esito finale”.

Il primo cittadino però non può nascondere che in cuor suo il sogno di realizzare il casinò è ancora vivo e illustra i vantaggi che questo potrebbe portare a tutto il territorio: “Per una località come Taormina il casinò potrebbe rappresentare non solo un prezioso strumento di integrazione dell’offerta di intrattenimento, ma anche un mezzo per la diversificazione e la destagionalizzazione dei flussi turistici”

La conferma della tesi di Giardina arriva sicuramente da un esempio “vivente” della sua teoria, che dista circa 80 km dal suolo siciliano, visto che la piccola isola di Malta raccoglie i frutti del giro d’affari generato dai casinò presenti sul proprio territorio. Le strutture maltesi ospitano ogni anno migliaia di giocatori provenienti da ogni parte del mondo, è sede dei principali tornei europei di poker sportivo ed è una meta attrattiva per moltissimi turisti, che approfittano del clima mite, della bella delle coste e delle diverse forme d’intrattenimento disponibili sull’isola.

Tutto questo vi ricorda qualcosa? Il modello è chiaramente riproponibile in Sicilia, che con tutto il rispetto per Malta, ha decisamente un fascino diverso, una storia e un patrimonio culturale che non temono rivali e bellezze paesaggistiche mozzafiato. L’aggiunta di un polo attrattivo come il casinò potrebbe essere la ciliegina sulla torta per un territorio che vive di turismo e che già adesso è ai primi posti nelle preferenze dei viaggiatori, come dimostra il trend positivo realizzato nel 2015, con un incremento medio dei visitatori intorno al 10% , per un giro d’affari balzato a 3,3 miliardi di euro, circa 300 milioni in più dello scorso anno.

Quello che però lamentano i gestori delle attività turistiche è proprio la mancanza d’infrastrutture, un limite pesantissimo per chi vuole fare il definitivo salto di qualità: “Il trend è positivo, ma non facciamoci troppe illusioni. Il gap infrastrutturale danneggia ancora la Sicilia e non possiamo far finta che la crisi del Nord Africa e della Grecia non ci stiano aiutano” ha dichiarato Nico Torrisi, presidente di Federalberghi.

Anche l’Assessore al Turismo Cleo Li Calzi sottolinea l’importanza di nuovi interventi per permettere alla Sicilia di prosperare a livello turistico nel lungo periodo: “Dati incoraggianti, ma la vera scommessa è far tornare i turisti e lasciare un’immagine positiva della Sicilia: stiamo lavorando molto sul fronte comunicazione, sull’apertura notturna dei musei, sul fronte dell’informazione e sui trasporti. Ma c’è ancora molto da fare”.

Insomma l’aiuto che un casinò a Taormina potrebbe dare è lampante: non resta che aspettare che anche la classe politica se ne renda conto. Nella speranza che anche questo treno non venga lasciato passare.

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