SANTA TERESA DI RIVA – Nell’Agenzia di Sviluppo delle Valli Joniche c’era puzza di bruciato già nel 2008. Ce lo ricorda oggi il dott. Salvatore Sparatà, consigliere di amministrazione dimessosi due mesi dopo essere stato eletto per contrasti con il presidente dell’Agenzia, mentre si aggrava la posizione dell’ex sindaco di Pagliara Santi Di Bella e dell’ex presidente dell’Agenzia, Andrea Ceccio, cui il pm Liliana Todaro ha contestato anche il reato di truffa per spese non giustificate per oltre un milione di euro. “Mi sono dimesso dal consiglio di amministrazione dell’Agenzia di Sviluppo Spa venti giorni dopo essere stato eletto, per diveregenze con il presidente sul metodo di gestione dell’Agenzia. Ho spiegato la mia posizione al giudice dopo avere ricevuto l’avviso di garanzia perché indagato per appropriazione. Non ho firmato alcun atto, non mi sono appropriato di una lira, non ho alcuna relazione con i fondi regionali spesi dall’Agenzia”. Così ci dice oggi il dott. Salvatore Sparatà, 49 anni, di Randazzo, ex componente del consiglio di amministrazione dimessosi a febbraio 2008 dall’incarico, dopo due mesi dalla costituzione della società (dicembre 2007), oggi indagato nello scandalo che ha coinvolta l’Agenzia di Sviluppo spa (socio unico l’Unione dei comuni delle Valli Joniche) con il rinvio a giudizio di otto persone dopo l’esposto presentato nel 2011 dal consigliere comunale di minoranza di Pagliara Domenico Prestipino, che ha portato a quattro anni di complesse indagini della sezione di Polizia Giudiziaria di Messina, e due consulenze tecniche da parte di un perito nominato dal pm Liliana Todaro. Gli otto rinviati a giudizio dovranno comparire in udienza il prossimo 23 dicembre. La posizione del tott. Spartà è stata stralciata. Risulta indagato dal pm Todaro per l’appropriazione, in concorso con Andrea Ceccio, Vincenzo Faraone, Giorgio Foti, Grazia Pappalardo, Vincenza Lucia Famulari, e Giuseppe Leonardi (tutti rinviati a giudizio), di quasi 200 mila euro di fondi regionali erogati ai consorzi di sviluppo economico, di sviluppo turistico, per la banda larga e Olii (comune capofila Pagliara), “utilizzandole o a fini personali o per finalità del tutto estraneerispetto a quelle per cui erano state erogate”. I fatti attribuiti dall’indagine della Polizia Giudiziaria sarebbero stati commessi tra il 2008 ed il 2009. La posizione di Sparatà è stata, come detto, stralciata e si attendono le decisioni del magistrato.
Si aggrava incece la posizione dell’ex sindaco di Pagliara, Santi Di Bella, presidente Consorzio sviluppo valli joniche e di Andrea Ceccio, nella qualità di tesoriere, ai quali il magistrato ha contestato anche il reato di truffa in concorso. I due “con artifici e raggiri posti in essere nella fase esecutiva dei rapporti con la Regione, hanno omesso di rendicontare la somma di 571.000 euro e di 313.000 euro e 330.000 euro (consorzio tecnologia internet a banda larga) ottenuti dalla Regione quali contributi per il consorzio. Fatti commessi tra il febbraio 2008 e l’ottobre 2009.
Nell’inchiesta della Procura sono imputati a vario titolo l’ex primo cittadino di Pagliara Santi Di Bella, Antonio Tumminello sindaco di Castelbuono (Pa), Andrea Ceccio di Roccalumera, Vincenzo Faraone di Palermo, Giorgio Foti di Messina, Grazia Pappalardo di Furci Siculo, Vincenza Lucia Famulari di S. Teresa di Riva e Giuseppe Leonardi di Francavilla di Sicilia difesi rispettivamente dagli avvocati Giuliano Saitta, Antonio Maiorana, Ferruccio Puzzello e Alberto Gullino, Marco Passalacqua, Filippo Brianni, Anna Scarcella e Carmelo Saitta, Carmelo Saitta, Massimo Cambria.
