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domenica, Ottobre 13, 2024
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Una società senza famiglia è destinata a morire

Sono anni, decenni che sento parlare di famiglia sotto assedio, un tema che per certi versi ha un po’ stancato, tuttavia occorre resistere e continuare a combattere, come hanno fatto le tante famiglie cristiane e non, i tanti giovani, le tante persone singole che hanno manifestato il 20 giugno in Piazza S. Giovanni a Roma. Soprattutto oggi che la famiglia forse sta subendo il più forte attacco della sua lunga storia, portato dalle potenti lobby gay attraverso l’ideologia del Gender.

Però non basta resistere, bisogna dare ragione della battaglia che stiamo affrontando, per questo dobbiamo dotarci di buoni strumenti culturali come un buon libro. In questa estate abbiamo scoperto un testo di Pierpaolo Donati, La famiglia. Il genoma che fa vivere la società (Rubbettino, 2013, p. 187). Si tratta di un libro importante, che Marco Invernizzi, dirigente di Alleanza Cattolica, consiglia di leggere e studiare soprattutto agli educatori e a tutti coloro che intendono partecipare a questa autentica battaglia di civiltà.

“La famiglia è – scrive Donati – quell’operatore sociale unico e insostituibile che, mentre educa alle virtù personali, le mette al contempo al servizio dell’Altro. La famiglia trasforma le virtù personali in virtù sociali. Infatti, è in famiglia che si apprende che la felicità personale dipende dalla felicità dell’altro. È in famiglia che l’individuo umano, fin da piccolo, impara che può essere felice solo se rende felice l’altro”.

Nell’incertezza di oggi, il testo intende rispondere a una domanda fondamentale: “la famiglia è un’istituzione del passato che possiamo modificare secondo i nostri sentimenti, affetti e desideri soggettivi, oppure è una realtà che ha una forma propria, una struttura sui generis, rispetto alla quale si misura il carattere più o meno umanizzante della società?” Dunque ecco il motivo per cui si parla de “la” famiglia e non de “le” famiglie senza nessuna distinzione. La risposta a questa domanda per Donati non dev’essere solo di considerazioni filosofiche o morali, ma soprattutto occorre dare “ragioni sociologiche per sostenere che la famiglia è una istituzione del futuro e non solo del passato”. Infatti, Pierpaolo Donati, professore ordinario di sociologia dei processi culturali e comunicativi nell’università di Bologna, nel testo offre delle risposte “laiche” e non religiose.

Nonostante i mutamenti in atto, la famiglia rimane una istituzione aperta al futuro. L’argomento forte del professore è che la famiglia ha un suo “genoma” proprio, che “non è biologico, ma sociale”. Purtroppo questo genoma può essere seriamente modificato dalla società stessa, fino a fargli perdere la propria identità, così non abbiamo più la famiglia come genere di beni relazionali, ma qualcos’altro, che non è più famiglia.

Di tutto questo ne risente la società intera che perde la coesione sociale e diventa sempre più alienata. Infatti per Donati, “molti disagi e malesseri individuali e sociali che oggi milioni di persone sperimentano dipendono dal fatto che esse non hanno potuto o saputo ‘essere e fare famiglia’, Spesso – continua Donati – queste persone non ne sono consapevoli, perché ad esse mancano gli strumenti culturali e materiali per perseguire la famiglia come il loro bene più prezioso. Lo desiderano, ma non riescono a realizzarlo”.

Infatti, nell’introduzione del libro, Donati è abbastanza chiaro: “se la famiglia si spezza, anche la società si spezza; se la famiglia diventa liquida, anche la società diventa liquida”. Quindi, “non possiamo lamentarci della frammentazione della società, delle ingiustizie sociali, della povertà, della mancanza di rispetto della dignità umana, se tutto questo proviene dal fatto che la legislazione e le politiche sociali non promuovano la famiglia, ma invece sostengono degli stili di vita che producono precisamente quei mali sociali”.

Inoltre per Donati una legislazione che non riconosce la natura della famiglia produce certamente patologie sociali, è una casualità evidente, attestata ormai da una ampia documentazione scientifica internazionale, che purtroppo viene ancora ignorata dai mass media. Appare chiaro che la famiglia è influenzata dalle forze politiche, economiche, culturali che la governano.

Tuttavia il sociologo è convinto che proprio in questa società post-moderna serve “elaborare una cultura della famiglia che sappia affrontare le sfide odierne dando ragioni per le quali la famiglia è e rimane la fonte e l’origine (fons et origo) della società, il che significa del bene comune da cui dipende anche la felicità delle singole persone”.

Intanto come possiamo realizzare la vera famiglia nel prossimo futuro, visto che la nostra società di oggi sta facendo di tutto per distruggerla e per costruire altre forme di famiglia? Questo attacco contro la famiglia, dura da secoli”, scrive Invernizzi, La modernità infatti le “ha lanciato una sfida mortale” (p. 67), privatizzandola, facendo “implodere il senso del legame famigliare” (p. 68) e facendo “regredire le relazioni famigliari a forme primitive di comunicazione”(M. Invernizzi, La famiglia. Il genoma che fa vivere la società, 17.6.15, comunitambrosian.org)

Il libro di Donati vuole dimostrare che la famiglia nonostante tutti gli scontri e confronti, è una realtà relazionale, al suo interno avviene “il bene relazionale primario”. E’ il tema affrontato nel 4° capitolo, “Senza una visione della coppia come bene relazionale, che richiede di essere compreso e trattato con la ragione relazionale, la famiglia va incontro a grandi delusioni”.

Difatti, l’individuo che viene ’liberato’ dal senso relazionale della famiglia, sperimenta una crescente solitudine”.

Vediamo cosa tratta il sociologo negli altri capitoli, nel 1° cerca di spiegare che la famiglia non è solo luogo di affetti e sentimenti, ma è una relazione sociale. Nel 2° capitolo, Donati risponde alla domanda: dove va la famiglia, come soggetto educativo del XXI secolo? La pluralizzazione delle forme famigliari non dev’essere interpretata come un “crollo” della famiglia. Nel 3° capitolo si affronta il tema dell’identità sessuale che è fondamentale per la famiglia stessa,“in quanto è nella famiglia che la differenza fra maschio e femmina assume il massimo della sua valenza ontologica. Il pensiero umano si regge sulla polarità fra il codice simbolico maschile e quello femminile, senza il quale tutto diventa confuso. La famiglia non esiste senza la differenza sessuale”. A questo proposito il sociologo scrive: “servono nuove idee-guida. Il senso di essere maschi o femmine sta nell’indicare la vocazione originaria della persona umana alla reciprocità interpersonale mediante il dono di sé rispettivamente come uomo e come donna”. Naturalmente questa dualità originaria non deve trasformarsi in divisioni o conflittualità, tantomeno in contrapposizione dialettica.

Infine nell’ultimo capitolo, il 5°, Donati cerca di spiegare come la famiglia non favorisce solo le virtù individuali, ma anche quelle sociali. “Bisogna ri-conoscere (cioè conoscere ex novo) ciò che ‘è’ e ciò che ‘fa’ famiglia”. In conclusione, “la famiglia rimane la sorgente vitale di quelle società che sono più portatrici di futuro. La ragione di ciò è semplice: è dalla famiglia che proviene il capitale umano, spirituale e sociale primario di una società. Il capitale civile della società viene generato proprio dalle virtù uniche e insostituibili della famiglia”.

Infine Donati lancia una proposta politica basata sulla “cittadinanza della famiglia”, secondo cui la famiglia è portatrice di diritti-doveri propri, che vanno al di là di quelli individuali, che lo Stato deve riconoscere, che sono un bene in sé che deve essere ottenuto attraverso le relazioni famigliari.

All’Europa, meglio alla UE, Donati pone una domanda “politica”, che purtroppo nessuna forza politica italiana ha fino a oggi voluto indossare senza riserve: “abbiamo ancora bisogno della famiglia oppure è più conveniente puntare sugli individui, sulle loro preferenze individuali come base della società futura? ”

 

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