La lettera enciclica sulla cura della casa comune “Laudato sì” di Papa Francesco, ci offre l’occasione di porre l’attenzione su alcune problematiche sociali che debbono essere affrontate dalle amministrazioni comunali.
Sicuramente l’impressione, che si ricava dalla lettura delle relazioni annuali dei sindaci, è molto chiara e dimostra, tranne qualche caso virtuoso, quanto siano trascurate le politiche sociali dei nostri comuni, interessati piuttosto al recupero dei crediti ed al pagamento dei debiti, alla tassazione dei cittadini ed alla progettazione di grandi opere pubbliche, alla ricerca di finanziamenti ed alle manutenzioni straordinarie, alla direzione del personale e dei servizi ordinari, alla distribuzione di contributi ad associazioni ed enti per meriti culturali, sportivi e ricreativi, alla promozione di sacre di ogni genere e per ogni quartiere, alla creazione di eventi in onore di qualcuno o per valorizzare qualcosa.
Appare piuttosto precaria, invece, la gestione dei servizi sociali perché i funzionari addetti, non sempre corrispondenti alle necessità reali del paese e privi delle professionalità specifiche, svolgono prestazioni d’ufficio ed hanno difficoltà a muoversi sul territorio senza una programmazione adeguata e la classica mappa dei bisogni che potrebbe organizzare la priorità degli interventi a favore di disabilità permanenti, di malattie degenerative, di disagi familiari, separazioni, abbandoni e tossicodipendenze di varia natura, con riguardo ai bambini, ai giovani agli anziani ed alle donne.
In verità si nota una certa mancanza di progettualità e la capacità di intercettare le risorse messe a disposizione dalla Regione, dallo Stato, e dall’Europa, che con apposita legislazione sovvenzionano spesso le fasce più deboli della società, come è accaduto per i paesi della riviera nell’occasione mancata del progetto”Vita Indipendente” dell’ASP di Taormina. Si potrebbe anche puntare, motivando opportunamente , sulla ricerca di aiuti ai privati, banche ed aziende, volontari e cooperative sociali , che garantiscano forme di collaborazione a titolo di donazione. Si tratta di saper uscire fuori dalla vecchia mentalità assistenziale e di abbandonare la cultura dello scarto, tipica del nostro tempo, che permette l’esclusione sociale dei più fragili, la disuguaglianza nella disponibilità e nel consumo dei beni e dei servizi, lo sviluppo di nuove forme di aggressività, di dipendenza, di emarginazione sociale, di solitudine, di depressione e di perdita di identità. Secondo la prospettiva di Papa Francesco questi sono” segni e sintomi di un vero degrado sociale, di una silenziosa rottura dei legami di integrazione e di comunione sociale”.
Proprio in tal senso si muove un’amministrazione comunale che non sa rispondere alle esigenze dei più indigenti tra i cittadini, che non vuole venire incontro agli ostacoli degli utenti, che non è in grado d’impegnarsi ad analizzare e studiare i problemi reali di una comunità per un miglioramento della qualità della vita, aggravando le condizioni di vivibilità nel paese con relativo e rilevante danno sociale. L’orientamento etico di questa mentalità di governo rispetta il criterio dell’”usa e getta”, della “produzione per capitalizzare”, dell’”efficienza per l’apparenza” e rischia sempre di strumentalizzare le persone, ridotte ad oggetti senza dignità e diritti, adatte solo per esprimere consenso, accettazione e rassegnazione.
A questo punto gli amministratori locali, sensibili alla proposta di Papa Francesco e disposti a rimettere al centro il valore della persona umana, capaci di affrontare le sfide sempre più pressanti della questione sociale e affidandosi ad una lettura di fede cristiana della realtà di oggi, invece di conservare vecchi schemi e difendere il “proprium”possono diventare protagonisti di bene e di speranza, mutando il modello storico della conservazione e dell’esclusione a vantaggio della solidarietà e dell’inclusione, nella consapevolezza di stare dalla parte di Dio che pratica il recupero degli scarti e propugna il Regno della giustizia e della pace nell’ottica dell’amore.