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Matteo Steri,  storico, scrittore e raro bibliofilo

 L’“Appello agli studenti”, che  l’umanista Concetto Marchesi pronunciò all’Università di Padova nel novembre del 1943,  una  pagina  di cui Matteo Steri  si è tanto entusiasmato, come tanti, e si è fatto un suo credo, una ragione di vita combattiva. Matteo, un avvocato civilista, un giudice onorario e un raro bibliofilo,  nel settembre di un anno fa ci ha lasciati, ma  ci ha consegnato un po’ del suo  straordinario ingegno, capace, per tutto l’arco della sua esistenza, di generose  azioni. A Cardano al Campo, con continuità  a Sciglio, frazione di Roccalumera, dove è nato, ha costituito una ricca  biblioteca. In nome del libro, di varia scrittura  e della memoria, ha recuperato  centinaia e centinaia di opere, comprese quelle a firma di Marchesi, ad iniziare dalla fine del 1800 sino al 1957, data della morte dell’umanista. Matteo, l’interlocutore di tanti, con una pura e costante attenzione nei confronti dei deboli, ci ha privato della sua presenza e del suo impegno quotidiano all’ “Archivio Concetto Marchesi”, di cui è stato fondatore a Cardano al Campo, con funzioni editoriali. Restano, difatti, dei piccoli gioielli quelle centinaia di edizioni, con tiratura limitata e fuori commercio. Tra queste: Bibliografia marchesiana del 2006; le Georgiche virgiliane del 2002, con testo a fronte e con illustrazioni di Ernesto Treccani, il  fondatore  di “Corrente”; il saggio  Francesco Lo Sardo, all’origine, una tesi di laurea discusa a Roma da Daniela Brignone. Due anni prima della dipartita, Matteo ha costruito e divulgato altri titoli, di formato tascabile, a tiratura limitatissima, ancora fuori commercio, con la sigla “Biblioteca di Sciglio”. Tra questi, Leopoldina, che è il nome di una figlia dello scrittore  Victor Hugo, che l’ha cantata, dopo la morte tragica, in una lirica struggente; Fiori della natura, una brevissima scelta dei sei libri del De rerum natura di Lucrezio, ed altro, di singolare, di nuovo e dipregevole ricerca, come la vicenda umana e politica di Edoardo Cavallaro, un partigiano di Roccalumera, che i nazifascisti impiccarono con altri  resistenti a Trieste.  Non si contano gli eventi che Matteo ha promosso a Gallarate e a Roccalumera. Le sue case di Cardano al Campo e di Roccalumera hanno ospitato figure del nostro Paese, come il latinista Mario Geymonat, il figlio del filosofo Ludovico, Giorgio Valgimigli, il figlio del  grecista Manara, il regista Gianfranco De Bosio, il saggista d’arte Raffaele De Grada e il filologo Luciano Canfora. Non si contano pure le visite di Matteo alle nostre biblioteche. Sapeva quali di queste conservassero opere antiche pregevoli. Prima che ci avesse lasciati, Matteo, nonostante  esprimesse opinioni caustiche nei confronti del militarismo,  curò un libro, meditato e sofferto, sugli aviatori di  Roccalumera. Un lavoro condotto con finezza linguistica e con l’ausilio di fonti riguardanti un decennio, 1936/1946, molto cruciale.  Il 26 agosto in una sala adiacente alla biblioteca di Sciglio,  Giuseppe Steri ha relazionato esaurientemente  su questo lavoro dalle singolari illustrazioni. Non poche  le presenze.

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