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lunedì, Ottobre 7, 2024
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Attenzione all’invidia!!!

In questo tempo di crisi l’invidia si sta manifestando una passione negativa strisciante all’interno della nostra cultura tanto da insidiare l’anima ed inoculare veleno a livello personale e sociale. Lo sguardo invidioso procura danni agli altri ma anche a se stessi perchè propende a deformare la realtà, ottenebrando ed intorbidendo gli elementi essenziali delle relazioni umane. Oggi è diventato più facile essere invidiosi, pur non essendone del tutto consapevoli, a causa della diffusa competizione con gli altri, dei tanti motivi di confronto e delle sollecitazioni pressanti del modello sociale consumista. Il vizio di guardare gli altri, piuttosto preminente nella società dell’apparenza, mette in stato di contesa tale da provare rabbia, rancore, odio, frustrazione se non si supera, si possiede e si vale sempre di più rispetto al vicino, al coetaneo, al collega, all’amico. Attraverso l’atteggiamento invidioso si entra in una sorta di tristezza dell’anima per i beni altrui, si pretende di essere gli unici a dover soddisfare i propri desideri, mentre si soffre per i successi degli altri e si gode delle loro disgrazie. Nella società moderna prevale l’invidia dell’essere piuttosto che dell’avere e si caratterizza per la ricerca del potere, del fascino, della simpatia e del prestigio sociale, sviluppandosi in modo concorrenziale sui luoghi di lavoro, nella stessa famiglia tra marito e moglie, fratello e sorella, anche tra genitori e figli, a scuola tra compagni di classe, perfino in chiesa tra gli stessi fedeli, nel condominio tra vicini di casa, soprattutto nel mondo della politica, della cultura, dell’arte, dello spettacolo, dello sport. In tal modo l’invidia diventa una vera e propria malattia che avvelena l’anima, si accosta alla gelosia ed esalta il narcisismo, rompendo ogni forma di rapporto e di alleanza tra le persone, propagando la maldicenza, la divisione, l’ingordigia ed esasperando la sfiducia, l’ostilità e la macchinazione. Nella storia della nostra quotidianità, di conseguenza, sono in forte aumento:

–         i litigi tra confinanti, tra coinquilini e tra compagni, per strada o al parco

–          gli attacchi polemici e spregiudicati, la superbia e l’arroganza

–          denunce e querele, persecuzioni ed intrighi, cospirazioni e calunnie

–          la corsa al consumo di classe e la tendenza a primeggiare in ogni posto

–          la richiesta del merito e la denigrazione delle opere altrui.

Il danno che ne deriva  sul piano individuale riguarda lo stato di afflizione permanente dell’invidioso, incapace di riconoscere la qualità della propria esistenza e la dignità della propria persona mentre sul piano sociale viene meno la norma che regola una buona e civile convivenza” Non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a te” e si disperde il valore dell’unione che fa la forza, che garantisce il potenziamento comune e migliora la prestazione di ciascuno. L’invidioso diviene un nemico per principio, senza che gli sia stato fatto alcun male, perché il suo cuore si nutre di sentimenti negativi, è ottenebrato e chiuso nel grigiore del risentimento, lontano da ogni aspetto comunicativo, segno di animo gretto e meschino che trova nella rivalità la sua ragion d’essere. Questo tarlo pare che si stia insinuando a tal punto da minacciare la bellezza delle istituzioni, la bontà dell’amicizia, il bene della pace, il valore della reciprocità nella famiglia innanzitutto e di riflesso nella cultura, nella politica, nell’economia e nella religione. Invece di pensare alla piccola guerra personale interiore e tendere alla rovina, occorre mettersi in discussione, rieducare il proprio stato d’animo alla luce della fede e nel segno dell’amore di Gesù Cristo per valorizzare quanto di veramente umano c’è dentro ogni uomo ed aprirsi alla relazione costruttiva ed alla cooperazione, orientata alla ricerca del bene comune.

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