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I docenti ed il personale Ata degli istituti comprensivi di Alì Terme, Roccalumera, S.Teresa e Furci contro  Renzi e la “Buona Scuola”

 

 

Nizza di Sicilia – A coronamento dell’assemblea,  gli studenti, i genitori, i docenti e il personale Ata degli I.I. C.C. di Alì Terme, di Roccalumera e di S. Teresa di Riva, dell’Istituto di Istruzione Secondaria Superiore “Salvatore Pugliatti” di Taormina, compresa la sede distaccata di Furci Siculo, dell’Istituto di Istruzione Superiore ”Caminiti-Trimarchi”, di S. Teresa di Riva, intendono esprimere la propria preoccupazione, il proprio disagio e il profondo disaccordo verso l’approvazione del DdL detto della “Buona Scuola”. Premesso che tutta la comunità scolastica è, da tempo, convinta della necessità di apportare miglioramenti qualitativi nella scuola, concorda che la proposta del suddetto DdL non vada in questa direzione. Le informazioni che provengono dai mass media non forniscono chiare indicazioni né sui contenuti né sulle conseguenze che il provvedimento potrebbe determinare sul futuro della Scuola Pubblica. La scuola si cambia con la scuola. Pertanto, se la netta maggioranza di insegnanti, studenti, famiglie vive la riforma come un attacco ai propri interessi e diritti, dovere della politica e del legislatore è sanare quella profonda ferita. La scuola italiana ha bisogno di risorse, di innovazione nei programmi e nella didattica, e di un’autonomia che abbia come finalità la promozione di tutti, anche di chi parte svantaggiato. Inoltre, compito di un’istruzione pubblica e qualificata è favorire, senza distinzione alcuna, una piena autonomia critica, una libertà di pensiero e di scelta, nei confronti della propria esistenza. Nella proposta del governo esiste qualche aspetto positivo: stabilizzare oltre 100mila docenti, aumentare le risorse per la didattica e l’edilizia, procedere all’organico funzionale degli istituti. Però sembrano mancare criteri oggettivi che regolino la mobilità del personale docente e garantiscano la libertà di insegnamento e la continuità didattica. Si ritiene che l’ulteriore riduzione del personale Ata non consentirebbe, tra l’altro, un’adeguata vigilanza a tutela della sicurezza della comunità scolastica. Denunciano soprattutto il rischio di vanificare e impoverire un’istituzione sociale, quale è la scuola, che ancora si distingue come luogo di reale confronto democratico e di decisioni condivise collegialmente. Sembra, invece, che, il suddetto DdL, crei profonde spaccature tra le varie componenti del mondo scolastico, affidando una delega in bianco al potere del Dirigente scolastico e mettendo, quindi, a repentaglio quel clima collaborativo senza il quale non è possibile attuare alcuna efficace azione educativa. Si esprime preoccupazione, inoltre, per l’aperta dichiarazione, da parte del governo, di non poter garantire il finanziamento della scuola pubblica e indignazione, d’altro canto, per la precisa volontà di non intaccare in alcun modo i finanziamenti verso la scuola privata. Tale preoccupazione è ampiamente giustificata dal fatto che gli stanziamenti per la scuola pubblica, nel corso di questi ultimi anni, si sono notevolmente ridotti; ciò ha fortemente impoverito la varietà dell’offerta formativa, privando gli studenti di servizi e opportunità utili ad arricchire la loro crescita culturale e personale, minando alla base un adeguato inserimento nel mondo del lavoro. Ritengono, altresì, che l’alternanza scuola-lavoro, così come proposta dal DdL, non possa rappresentare una reale soluzione al problema della disoccupazione giovanile del Paese e, in particolare della Sicilia, il cui sistema imprenditoriale è decisamente fragile. D’altra parte il ricorso al finanziamento privato nella scuola pubblica provocherebbe disparità tra le scuole, persino della stessa città, potrebbe, a loro avviso, condizionare le scelte educative, e creare persino delle disuguaglianze nell’acquisizione delle competenze specifiche spendibili nel mondo del lavoro. Evidente appare, infine, che la continuità di insegnamento, sbandierata come obiettivo della riforma, dallo stesso Presidente del Consiglio, non possa essere raggiunta attraverso incarichi triennali per quei docenti che, di fatto, operano su curriculi quinquennali. Vista l’importanza della questione, CHIEDONO a chi di dovere, il motivo per cui non siano state prese in considerazione le istanze, le proposte, le obiezioni, provenienti da tutti gli operatori della scuola, nei quali ripongono la massima fiducia, e cui si associano, col presente documento. Si ritiene, infine, che il silenzio delle Istituzioni e l’ostinazione del governo a non modificare i nodi nevralgici, del Ddl, rischiano di esasperare le incomprensioni e rendere più incisive le azioni di protesta, ormai incontenibili in tutta Italia e alle quali sono ben decisi di partecipare attivamente, coordinandosi, là dove sarà necessario, in azioni congiunte, a livello nazionale. 

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