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Paolo Turiano ricorda Gino Mauro il capo “pazzo” che ha insegnato il mestiere a decine di giornalisti

Amava chiamare tutti “compare” ma questo termine così familiare ed affettuoso non aveva,in realtà, lo stesso significato per tutti.

          Sapeva, infatti, distinguere benissimo la grande differenza tra l’amico ed il semplice conoscente e, anche quando ti chiamava “compare”, chi veramente lo conosceva si rendeva conto che non era la stessa cosa.

          Credo, ed è per me oggi una struggente gratificazione, che Gino Mauro mi annoverasse da molti anni nella prima categoria di persone, con un sentimento che da parte mia era sinceramente ricambiato.

          Ci eravamo conosciuti tanti anni fa quando Gino era divenuto addetto stampa della Provincia Regionale.

          Dopo un primo impatto certamente non facile ( ma con lui era sempre così ) si era molto presto instaurato un rapporto di grande stima reciproca ed affetto che nel tempo si era sempre più consolidato.

           Si capì subito allora, da un fatto forse banale, che si respirava un’aria diversa:tutte le mattine gli Assessori e i Consiglieri trovavano sul loro tavolo, in bella veste grafica, la rassegna stampa con le più importanti notizie locali e non.

          Quando nel 1988, da Assessore Provinciale, ebbi il compito di organizzare la prima ( e fino ad oggi unica )  Conferenza Provinciale dell’Agricoltura, la presenza e la collaborazione di Gino si rivelarono indispensabili e costituirono alcune tra le  ragioni principali del successo della manifestazione.

          Altrettanto importante fu il suo ruolo in tutte le occasioni, e furono molte, in cui organizzammo la partecipazione della Provincia a manifestazioni agroalimentari in tutta Italia.

          Era un uomo di straordinaria intelligenza, a volte geniale, che riusciva a coinvolgere con il suo entusiasmo e la sua voglia di fare, aveva una straordinaria capacità di lavoro che pretendeva anche dagli altri, le sue conoscenze non avevano confini.

          “Compare” Gino non era soltanto un grande giornalista, era anche, e soprattutto, un grande uomo. Ne sentiremo la mancanza.  

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