Non ci vuole molto a fare l’analisi della situazione in cui versano i giovani della riviera jonica. Sono sotto gli occhi di tutti le difficoltà dovute a: mancanza di lavoro, inconsistenza del corso di studi, carenza di adeguate strutture del tempo libero, esiguità di luoghi aggreganti e di esperienze associative, limitatezza di rilevanti offerte culturali. Di riflesso notiamo un aumento significativo di ambienti di “compensazione”: sale gioco, locali di scommesse e d’intrattenimento generico, ritrovi musicali, pubs, bar, piazzette, muretti, campetti e varie modalità di esilio forzato( studio fuori, occupazione all’estero, impiego stagionale o periodico).
Queste forme di svago, di distrazione e di utilizzazione transitoria del tempo , purtroppo, non bastano a risolvere la “questione giovanile” del nostro hinterland, anzi incrementano stati di depressione, di devianza, di emarginazione, di rassegnazione e di alienazione. Viene meno la forza vitale nella gioventù nostrana che, tranne qualche eccezione, si lascia condizionare dal contesto remissivo e statico, spegnendo lo spirito e mortificando le aspettative e le potenzialità, ricadendo negli errori del passato ed aspettando chi non viene mai.
Eppure esistono da sempre delle risorse notevoli relative alla bellezza della natura, alla caratteristica di paesaggi multiformi: dal mare alla montagna, dalle pianure alle valli, dalle coste ai boschi. Si notano terreni adatti a: la produzione e trasformazione di ortaggi, frutti e verdure, la disponibilità di piccoli allevamenti, la possibilità di insediamenti artigianali, la capacità ricettiva per una varietà di attività turistiche. La riviera dispone, inoltre, di una molteplicità di strutture scolastiche in grado di elevare la formazione dei giovani e di aggiornare il fabbisogno culturale, inserendosi nell’ambito europeo e proponendosi come mediatori qualificati di una crescita umana, sociale e morale, insieme ad altre istituzioni operanti sul territorio.
Per molti aspetti c’è anche una ricchezza di storia, tradizioni e costumi, tipici di ogni paese con una discreta presenza di beni monumentali di valore, convergenti con la originalità dell’isola, ormai riconosciuta in tutto il mondo e meta di visite a tutti i livelli. A questo punto si tratta di uscire fuori dalle “gabbie” che ci siamo costruite man mano e che hanno impoverito sempre di più la dignità di essere cittadino della riviera jonica, un vero gioiello, un tesoro mai scoperto del tutto, una sorgente di benessere.
Secondo questa ottica va modificato l’atteggiamento di rinuncia e di acquiescenza, di delega e di raccomandazione, di resistenza e di negazione , che ci hanno contraddistinto da sempre, per guardare oltre, in prospettiva, alla ricerca di un futuro possibile. Sembra opportuno cominciare da oggi, da noi, da una piccola realtà, dal rapporto con gli altri, con la speranza del cambiamento in meglio perché possiamo imparare ad avere fiducia, a credere in quello che facciamo, a non avere paura di essere giudicati e malvisti, a non farci abbattere dal pregiudizio, dalla maldicenza, dall’invidia, dalla gelosia, dalla corruzione.
E’ un cambiamento di prospettiva, mettersi da un punto di vista divergente, forse anche trasgressivo, ed avviare un processo di valorizzazione di se stessi, della società in cui viviamo, dell’ambiente in cui ci ritroviamo, adottando strategie di collaborazione, ricerche di cooperazione e comportamenti di responsabilizzazione. Sembra una proposta banale o campata in aria, la famosa scoperta dell’acqua calda o la retorica dei soliti discorsi idealisti, ma se si fa attenzione ed una lettura accurata ed approfondita di quello che c’è inscritto dentro il nostro stesso essere, nell’ambiente che ci circonda, nella realtà che abitiamo sia locale che globale vediamo emergere germi di bene da coltivare, semi di bontà da innaffiare e spiragli di luce da seguire e sarebbe ancora una volta uno spreco inutile, una perdita severa non pensarci da giovane perché il tempo è maturo, passa e non aspetta chi non parte mai!!!!