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domenica, Aprile 27, 2025
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L’incognita del futuro nel comprensorio jonico: i giovani sprecati

Fa fatica, ai nostri giorni, l’affermazione di novità. L’atmosfera in cui ci ritroviamo in questo momento non presenta innovazioni di alcun genere, la società teme il rischio e non si prendono iniziative tali da cambiare lo status quo. Oggi predomina un clima di rassegnazione strisciante in tanti settori della vita sociale, impregnata di una cultura passiva, tendente piuttosto all’autocompassione, alla depressione, al piagnisteo. In qualche caso d’impresa autonoma non si riescono ad ottenere risultati soddisfacenti tali da guardare con fiducia al futuro, anzi si riscontrano difficoltà notevoli sia sul piano economico che sul piano morale e civile. Tra i giovani resta prevalente la linea dell’attendismo, dello studio da parcheggio, del rinvio nell’impegno, della ricerca di evasione. In pochi percorrono la strada del lavoro stagionale, precario o saltuario per mettere da parte qualcosa che possa tornare utile per le spesucce di svago, magari di sostentamento alla famiglia o per l’acquisto di oggetti fruibili personalmente. Del resto il nostro territorio non offre tante possibilità e l’unico settore d’occupazione è quello della ristorazione o dei servizi in genere, tipico del periodo estivo. Un’altra via percorsa dai giovani è la fuga per motivi di studio o di lavoro che , secondo l’ultimo rapporto SVIMEZ sull’analisi del Mezzogiorno, andrà sempre più incrementandosi e provocherà un impoverimento di risorse umane, segno di ulteriore declino del Sud, destinato a perdere la linfa vitale in grado di rinnovare ogni aspetto dell’ambito culturale, sociale ed economico. La difficoltà riscontrata porta ad una lamentela continua e diffusa: “ non c’è niente da fare, tutto è difficile, non si vedono prospettive”. Questa mentalità rinunciataria e negativa pervade ogni strato sociale e si conferma nell’esperienza vissuta nel nostro territorio tanto da mettere in risalto l’atteggiamento pessimistico che non permette di elaborare diversamente, oltre alla crisi contingente, neppure le disavventure quotidiane del proprio vissuto, disponendo le persone deboli e sensibili a forme di patologie opprimenti ed emarginanti. I giovani, nonostante gli studi, la voglia di fare, l’attitudine alla creatività ed alla progettualità, risentono della negatività contestuale e non vengono presi sul serio anzi sono considerati bambini che devono crescere ancora e devono aspettare in disparte senza poter mai entrare nel sistema operativo della società :

– “ Tu non sei adatto per la politica”
– “ Tu non ci sai fare e non hai carattere”
– “Tu non sei ancora maturo”.

In questa situazione c’è necessità di ripartire nuovamente, trovare la speranza per il nostro tempo, individuare nuovi punti di riferimento, essere capaci di affrontare i problemi con nuove prospettive dello stare insieme, nuove possibilità del rapporto con la creazione e nuova fantasia nella politica e nell’economia. Queste motivazioni inducono a lasciare vecchi schemi e modelli rigidi, togliendo i blocchi interiori, la riservatezza, le abitudini antiche e le sicurezze patrimoniali. Solo così si aprono nuovi orizzonti e stili di vita alternativi, nuove forme di relazione ed una concezione diversificata della realtà senza esitazioni e paure, senza resistenze varie o dispendio di energia mortificante per la vivacità intellettuale e la disponibilità benefica delle nuove generazioni da valorizzare lontano dalle illusioni, dall’indifferenza e da ogni tipo di frenesia e d’ingordigia.

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