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lunedì, Aprile 21, 2025
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Cave canem

Cave canem, “Attenti al cane”. Nelle ville patrizie dell’antica Roma era uso scriverlo all’ingresso dell’abitazione, come risulta dagli scavi archeologici di Pompei, che hanno messo in evidenza l’iscrizione sul pavimento d’ingresso della casa romana del poeta Tragico. Oggi il cane non si trova più a guardia dell’abitazione dell’aristocratico ma è diventato di casa in ogni luogo pubblico non solo con la sua presenza simpatica ed affettiva ma anche con i suoi escrementi, quando i proprietari improvvidi non si sono attrezzati per un’adeguata prevenzione. Ormai è impopolare ed ingiusto prendersela con i cani perché tutti ne riconoscono : – il valore in termini di compagnia per bambini e persone sole, – l’utilità per i ciechi o per le forze dell’ordine, – la sicurezza per la difesa della persona, del gregge o delle case, – il piacere di possederli e portarli a spasso per essere à la page.
C’è però un rovescio della medaglia, rappresentato dai danni e dai fastidi che possono essere provocati dall’animale, soprattutto se oggetto di una gestione imprudente o scriteriata: si pensi, rispettivamente, ai disturbi provocati dall’abbaio dovuto alle condizioni estreme in cui l’animale è costretto a vivere, al fatto che scorazzi per la spiaggia a piacimento, al modo in cui rilascia le proprie deiezioni sui marciapiedi, alle manifestazioni d’affetto spinte con la lingua e le zampette, ad eventuali morsi di gelosia e di rabbia, al suo abbandono da parte di un proprietario becero, alla necessità di tenerlo sul divano, a letto, in auto, nello scompartimento, nella piazza, nell’ufficio, nella chiesa, in braccio.
E’ vero che la convivenza tra gli uomini è diventata problematica, ma se si aggiunge anche quella con gli animali si arriva ad un livello di complessità tale da stravolgere ogni garanzia di etica civile perché non bastano i regolamenti adottati, quando raramente vigenti in alcune realtà, in quanto l’uomo razionale ed educato, nonostante resti vittima sempre di alcune cadute, non va considerato allo stato animale e non riesce a comprendere, prevedere e contenere tutti gli aspetti dell’animalità. Senza fare allarmismo esiste una promiscuità tra uomo e cane che, secondo la scienza medica – zoonosi – , può provocare delle malattie di grave entità quando non si osservano le norme igieniche essenziali e si moltiplicano le occasioni di contagio per contatto diretto e per contatto con materiale contaminato dall’animale infetto (feci, urine, latte). Un ruolo essenziale lo riveste il terreno inquinato da feci e urine ed è per questo motivo che viene sottoposta questa nota di riflessione alle autorità competenti dei nostri comuni ed ai proprietari sensibili degli animali in questione. Infatti il rischio si può ridurre con una corretta ed efficace prevenzione che richiami alla responsabilità, alla dignità ed al senso del rispetto i cittadini e non gli animali, anche se a volte sanno trascinare al guinzaglio i loro padroni, buoni, pazienti e tolleranti!!
A questo punto è facile ritrovarsi infestati di cacca nei prati ed aiuole frequentati da bambini nei locali privati o pubblici, passeggiare nel lungomare e sentire la puzza nauseabonda di pipì, stare sdraiati sulla spiaggia a contatto con la sabbia calpestata dai cani al mattino presto, sedersi sulle panchine o sui muretti visitati spesso dai cuccioli, camminare sui marciapiedi facendo la gimkana!!! Ci sarebbero dei rilievi antropologici e culturali interessanti sulla pervasività degli animali nello spazio urbano ma sembra urgente prendere dei provvedimenti che mantengano il livello di decoro, di igiene e sicurezza dell’habitat umano, almeno sul piano sensibile della vista, dell’odore e del tatto per avere un approccio favorevole con l’ambiente in cui si vive o si viene in vacanza.

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