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Savoca, campo calcio a 5 intitolato a Graziella Campagna

Il comune di Savoca avrà presto un campo di calcio a cinque e lo intitolerà a Graziella Campagna diciassettenne vittima della mafia, dalla cui triste vicenda è stata tratta una fiction trasmessa da Raiuno nel 2008 con oltre sette milioni di telespettatori, che venne girata a Savoca e Letojanni. “La vita rubata” con Beppe Fiorello nella parte di Pietro Campagna, per la regia di Graziano Diana. La giunta municipale ha approvato il progetto, assumendo l’impegno per la manutenzione e la gestione per i cinque anni successivi alla conclusione del progetto e stipulando protocolli d’intesa con l’associazione sportiva, la parrocchia e le istituzioni scolastiche del comprensorio affinchè il costruendo impianto sia sempre disponibile per le generazioni future e perpetuare il ricordo della giovane Graziella. Il campo di calcio a cinque sorgerà nella pineta di Savoca ed è stato richiesto il finanziamento con i fondi del Pon 2007/2013 obiettivo 2.8 “io gioco legale”. Il progetto è stato redatto dall’ing. Lucio Nicita dell’ufficio tecnico per un importo di 261 mila euro. Una bella iniziativa, questa dell’amministrazione capeggiata da Nino Bartolotta, che raccoglie due risultati di grande valore. Prima di tutto ricordare tangibilmente anche nella nostra zona la vicenda di Graziella Campagna, e poi sottolineare che Savoca è stata scelta come location per il film di Raiuno. Graziella Campagna aveva solo diciassette anni quando fu ammazzata a Forte Campone, collina nei pressi di Messina. Nata il giorno 3 luglio 1968, lavorava come stiratrice in una lavanderia a Villafranca Tirrena. Guadagnava 150.000 lire al mese e con quel denaro contribuiva ad aiutare la propria famiglia, composta da padre, madre e sette tra fratelli e sorelle. La sua giovane vita è stata stroncata la sera del 12 dicembre 1985: mentre attendeva l’autobus che l’avrebbe riportata a casa a Saponara, intorno alle ore 20 fu caricata sopra un’auto. Il cadavere di Graziella sarebbe stato ritrovato due giorni dopo da un giovane medico. Insieme con la polizia arrivò Piero Campagna, il fratello carabiniere, per il riconoscimento formale. L’orologio giallo di Graziella era fermo alle 21:12, l’ora della morte. Le avevano sparato cinque colpi di un fucile a canne mozze da una distanza inferiore a due metri. Nonostante fosse a terra, un ultimo colpo alle testa la finì. I suoi due carnefici sono stati condannati all’ergastolo.

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