Il gioco d’azzardo in ogni sua forma, un fenomeno che può essere considerato rischioso alla stregua dell’uso di sostanze stupefacenti, un vero e proprio vizio difficile ed impegnativo da curare. In Italia sono 70.000 i giocatori ed è inverosimile scoprire che la prima causa di indebitamento nel nostro paese è proprio il gioco d’azzardo; eppure lo stato continua ad incentivare con continue pubblicità. Più di 15 milioni dei nostri connazionali sono interessati al gioco, certo, non in maniera patologica e non tutti giocatori d’azzardo incalliti ma ciò rappresenta un dato rilevante. Continui dati statistici vanno a monitorare un simile fenomeno che si estende a macchia d’olio in ogni fascia d’età. A partire dagli ormai noti ‘’gratta e vinci’’, alle scommesse di calcio, al super enalotto con le sue cifre da record fino ad arrivare alle macchinette del video poker, aggeggi dal potenziale psicologico che inchiodano il mal capitato avventuriero del monitor colorato. Pare che tra i frequentatori di quest’ultimo siano in forte ascesa le donne in età non giovanissima, un vero è proprio rifugio più che un desiderio di cambiar le sorti del proprio portamonete poco florido che rischia fortemente di rimanere svuotato. Nel nostro territorio, come è facile appurare, quasi tutti i bar sono dotati di queste macchinette ‘’diaboliche’’ e sempre più sale da gioco-scommesse prendono il posto delle vecchie sale da biliardo. Da Scaletta a Nizza di Sicilia, da Roccalumera a Furci e S.Teresa è tutto un proliferare di queste macchinette mangiasoldi che stanno mettendo in crisi tante famiglie del nostro comprensorio. Certamente in un momento come questo che sta attraversando l’economia italiana, ci si affida di più alla dea bendata come risoluzione istantanea, ma non certo sicura, per cui l’ennesima giocata non solo rimane una chimera ma nella maggioranza dei casi prende piede come accanimento. È il caso dei giocatori al super enalotto che settimana dopo settimana moltiplicano la puntata per rifarsi delle somme perse a discapito di un budget già limitato. Dunque è solo questo che attrae del gioco? Il sogno di vedersi in chissà quale località balneare o semplicemente liberarsi dagli stenti quotidiani o c’è dell’altro? Anche in questo caso i dati sono allarmanti, il vero giocatore gioca per il gusto di giocare, per trarne quell’emozione fino ad arrivare a quella sedicente abitudine quotidiana da cui è sempre più difficile liberarsi. Non a caso sono diffuse in Italia cliniche di disintossicazione da gioco, sembra inverosimile ma i soggetti in questione rimangono vittima di una dipendenza paragonabile a quella dell’uso di una droga. Mi chiedo come i mass media mentre pubblicizzano le varie allettanti novità di gioco, non attenzionano sul rischio che a lungo andare corre un abitudinario delle sale. L’argomento certamente tende a far riflettere su vari ed intuibili punti ma credo che stia nel buon senso di un padre di famiglia, se non nel giovane facilmente allettabile, di fermarsi dalla dilapidazione del proprio denaro guadagnato con non pochi sacrifici. Rimettersi in tasca quelle monetine non sarà emozionante ma di certo gli assicureranno la spesa al super mercato. Si tenti la fortuna ma che non la si insegua, perché si rischia di cadere e farsi male.
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