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venerdì, Maggio 17, 2024
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ALLUME, LA SCOPERTA DI PADRE ROMEO HA FATTO DISCUTERE

Roccalumera – La scoperta storica che ha fatto padre Roberto Romeo, titolare dell’arcipretura della frazione Allume, fa ancora discutere. Non solo tra i fedeli del comprensorio, che per oltre cento anni avrebbero venerato i resti di S.Vito martire, ben custoditi in un prezioso reliquario, per quelli di san Liberante, ma soprattutto tra le chiese dove quest’ultimo santo viene festeggiato. Per arrivare a quest’ultima svolta, la premessa è d’obbligo. Padre Roberto Romeo, studioso ed esperto di antiche scritture, dopo la sua nomina a parroco della chiesa Madonna del Rosario, avvenuta nella frazione Allume circa due anni fa, si è messo a rovistare tra i verbali in giacenza nella chiesa. E con sua meraviglia scoprì che le ossa racchiuse nel reliquario di San Liberante in realtà apparterrebbero a San Vito. Ciò vuol dire che per oltre cento anni i fedeli del posto, ma anche quelli del comprensorio che parteciparono per tutti questi anni ai solenni festeggiamenti, hanno venerato un altro santo. La notizia l’abbiamo pubblicata avantieri e non sono mancati i commenti di vari parroci, la perplessità dei fedeli e le precisazioni di altre chiese. Di queste ultime, la più significativa proviene da Messina dove, come fa rilevare il governatore Vittorio Marchese, le reliquie di San Liberante ( o San Liberale) vengono conservate presso la chiesa del Ringo ( sul Viale della Libertà) e custodite dall’omonima Confraternita. Nella stessa chiesa si trova anche un simulacro del 600 d.c. raffigurante San Liberante. Invece il teschio ed ossa del santo e di sua madre Anzia si trovano custoditi nella chiesa dei SS. Pietro e Paolo, in una teca di vetro sotto l’altare principale, in via La Farina, sempre a Messina. Questo è importante perché i fedeli di Allume, ma anche quelli di Roccalumera, Furci, Nizza e dei paesi vicini, intenzionati a continuare a pregare san Liberante possono recarsi a Messina dove il 15 maggio di ogni anno nella chiesa del Ringo si festeggia il Santo. San Liberante dal 110 d.c. è stato vescovo di Messina per tanti anni. Ha preso il posto di mons. Barchirio, primo vescovo. All’imperatore Adriano, venuto a Messina, San Liberante è stato denunciato come cristiano, per cui, dopo un processo sommario, è stato condannato al rogo insieme alla madre Anzia. Ma rimasero illesi, il fuoco li risparmiò. Il miracolo è stato subito cancellato dall’imperatore, che il giorno dopo li ha fatti decapitare. Era il 18 aprile del 121 dopo Cristo.

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