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Sull’utilizzo del binario dismesso, tra Scaletta e Giardini, qualche sindaco vorrebbe il greenway ed è polemica

Giovedi 11 dicembre  gli amministratori della riviera jonica sono stati convocati a Palermo dal dirigente generale del Dipartimento regionale infrastrutture  mobilità e trasporti Salvatore Lizzio, per l’aggiornamento del progetto esecutivo e inserimento delle somme per la dismissione del binario unico (100 milioni di euro) con impegno di RFI alla rimozione dei binari. A corollario, viene dichiarata (da qualche amministratore comunale) la contrarietà a ogni ipotesi di linea di trasporto locale, strada o metropolitana leggera, sostituite da greenway, (letteralmente “a verde”) cioè un percorso lineare, sicuro e accessibile, dedicato alla mobilità dolce ( parcheggi, pedoni, piste ciclabili, ecc.), che collega punti di interesse naturalistico, storico o culturale, spesso recuperando vecchie infrastrutture (ferrovie dismesse). A quanto pare non tutti i sindaci (da Scaletta a S.Terera, da Letojanni a Giardini Naxos) vorrebbero una strada congiunta a scorrimento veloce o una metropolitana leggera. L’argomento è importante e riguarda il futuro dei Comuni jonici, o meglio la crescente Riviera Blu. Sull’argomento ospitiamo il parere, lungo ma bene articolato, del Comitato Jonico Beni Culturali. “Già da mesi, come Comitato, abbiamo evidenziato le molte criticità connaturate al progetto del raddoppio ferroviario, che nella logica delle grandi opere, viene realizzata “sul territorio” e non “per il territorio” e ci siamo dati due obiettivi prioritari. Innanzitutto, vigilare affinché le conseguenze dell’impatto ambientale dell’opera non siano irreversibili. A questo proposito, da mesi proviamo ad accedere, come previsto dalla normativa vigente, ai dati del monitoraggio ambientale detenuti dall’Osservatorio ambientale -organismo preposto, tra i vari compiti, alla loro divulgazione – sottolineando l’inderogabilità dell’obbligo di renderli effettivamente disponibili a tutti i cittadini, mettendo in luce l’importanza della trasparenza e della partecipazione pubblica, per garantire che le promesse di sviluppo non si traducano in costi eccessivi per la collettività. Ma la questione rimane irrisolta e la trasparenza è di fatto negata.  Va da sé che soprattutto i sindaci avrebbero dovuto richiedere e pretendere l’accesso ai dati, perché conoscere l’impatto socio-ambientale dell’opera è condizione ineludibile per poter “ragionare” sul futuro dei nostri territori. Il secondo obiettivo che ci siamo dati è ancora più ambizioso: “immaginare” il futuro dei nostri territori. Questione “politica” nel senso più alto del termine. Responsabilità a cui sembra che i nostri “politici locali” abbiano del tutto abdicato. I sospetti si tramutano in certezze nel momento in cui nero su bianco leggiamo l’articolazione della proposta che sarà presentata. Due punti su tutti. La richiesta di eliminazione dei vincoli edificatori prelude, inevitabilmente, a un rischio concreto di ulteriore cementificazione, a una nuova stagione di consumo di suolo e verosimilmente a una prospettiva di gentrificazione (con case alveari trasformate in B&B, parcheggi per turismo mordi e fuggi, water front innalzati contro il mare in tempesta). Uno scenario che ripete errori già compiuti e amplifica i danni ambientali. La “contrarietà” a ogni ipotesi di linea di trasporto locale o metropolitana leggera, condannando la Riviera Jonica a una dipendenza totale dall’auto privata, equivale alla morte della Riviera Jonica.  Morte per soffocamento da CO₂. Resta da capire se e come la SS114 possa assorbire ulteriore traffico veicolare. A fare da sfondo, inoltre, è la totale assenza di visione comprensoriale. La riviera jonica rappresenta un continuum dal punto di vista geomorfologico, urbanistico e di tessuto sociale ed economico. È possibile programmare uno sviluppo dei singoli comuni solo ragionando con una visione d’insieme. Immaginare uno sviluppo dei singoli comuni rivieraschi che non passi attraverso lo sviluppo dell’intero comprensorio è sintomo di colpevole ottusità. Il solo pensare e proporre che i singoli amministratori decidano in autonomia (e magari “improvvisando”) cosa fare del tracciato ferroviario dismesso in funzione delle esigenze o dei desiderata della propria “comunità” significa non comprendere quali sono le reali esigenze della comunità. Non prevedere un collegamento tra i comuni che compongono la riviera, significa in ultima analisi, condannare ciascun comune all’isolamento. E nell’isolamento non c’è sviluppo, c’è solo un progressivo impoverimento, non solo economico ma anche sociale e culturale. Siamo dunque arrivati al punto in cui vi poniamo queste semplici domande, che partono dalle reali esigenze quotidiane dei cittadini Vi siete chiesti come gli studenti potranno raggiungere i plessi scolastici del territorio? Come un cittadino non automunito potrà spostarsi per lavoro, salute o necessità quotidiane? Avete valutato l’impatto che l’assenza di mezzi pubblici collettivi ed ecocompatibili avrà sul destino economico dei nostri paesi? In sintesi: quale modello di sviluppo avete in mente per la Riviera Jonica? L’operazione che si deve compiere è necessariamente un’azione programmatica che necessita delle corrette riflessioni e analisi. Errori dovuti alla fretta di decidere rischiano di costare moltissimo e di apportare degrado al territorio: ferite che restano. È necessario operare rispettando prescrizioni e direttive della pianificazione territoriale e paesaggistica, escludendo ulteriore consumo di suolo e nuove edificazioni. Ribadiamo ancora una volta: non pensare a un collegamento pubblico, stabile, capillare ed ecocompatibile tra i centri urbani della Riviera Jonica significa condannare questi paesi a una progressiva asfissia ambientale, sociale ed economica, fino allo spopolamento, già tristemente in atto. Chiediamo dunque – anzi pretendiamo – come cittadini che vivono, studiano, lavorano e amano questa costa, che voi amministratori vi facciate carico dell’esigenza di una progettazione condivisa e lungimirante. Una visione complessiva e comprensoriale che tenga conto delle necessità reali delle comunità e del dovere etico verso le generazioni future. Le scelte compiute oggi avranno conseguenze irreversibili domani: non potete sottrarvi alla responsabilità di rispondere a questo nostro appello”.

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