Meno banconote in circolazione, ma più falsi in giro. In Sicilia cresce l’allerta per i biglietti contraffatti da 20 e 50 euro, i preferiti dai falsari. A lanciare l’allarme è la Fabi, il sindacato autonomo dei bancari, che mette in guardia cittadini ed esercenti dal rischio sempre più diffuso.
Nel 2024 la produzione di banconote nell’area euro è diminuita, e in Italia il calo ha toccato il 26% rispetto all’anno precedente. Eppure, nello stesso periodo, sono aumentate le banconote false intercettate, passate da 104.669 nel 2023 a oltre 121.000 nel 2024. Una crescita preoccupante, che si riflette anche sul territorio siciliano.
Il fenomeno non è astratto: ha già colpito diverse città. A gennaio, a Raddusa, tre uomini sono stati denunciati per aver tentato di spendere banconote da 50 euro false.
A Agrigento, ad aprile, diversi esercenti si sono ritrovati con falsi da 20 euro nelle casse. A maggio, sempre nella città dei templi, un giovane migrante e una cittadina locale hanno tentato di pagare con una banconota da 50 euro falsa in un bar del centro. E ancora, a Mineo, è stato denunciato un sessantenne sorpreso a smerciare biglietti da 20 euro contraffatti.
Per difendersi, bastano pochi secondi. La regola d’oro per riconoscere i falsi, spiega Gabriele Urzì, dirigente nazionale Fabi, è “toccare, guardare, muovere”. Toccare la banconota vera ha una consistenza particolare, e sul fronte si percepiscono rilievi tattili. Guardare in controluce si nota il filo di sicurezza, una linea scura con il simbolo dell’euro (€) e il numero del taglio. Muovere la cifra brillante in basso a sinistra cambia colore muovendosi — dal verde smeraldo al blu scuro — creando un effetto luminoso evidente. E per i tagli da 20 a 200 euro, c’è anche una “finestra” trasparente nella banda olografica con il ritratto della dea Europa.
Il messaggio è chiaro: non abbassare la guardia, nemmeno nei piccoli comuni. I falsari puntano spesso alle attività commerciali più esposte, dove la verifica manuale può risultare più difficile. “È importante fare attenzione e segnalare ogni dubbio alle autorità” conclude Urzì.