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lunedì, Maggio 5, 2025
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Due rapine in pochi mesi, arrestato ventinovenne di Savoca pendolare del crimine

SAVOCA – C’è un giovane ventinovenne originario di Savoca tra i quattro malviventi arrestati dai carabinieri su ordine della procura della Repubblica di Alessandria perché ritenuti responsabili di una rapina in banca avvenuta lo scorso 24 luglio a Castelnuovo Scrivia. Si tratta di Giuseppe Abate, classe 1986, incensurato al tempo dei fatti, ma che stava trascorrendo gli areresti domiciliari a Savoca concessi dal giudice per un’altra rapica commessa subito dopo a Imola. All’Abate i carabinieri della stazione di Sant’Alessio Siculo, competenti per territorio, hanno notificato il provvedimento cautelare emesso dal giudice e lo hanno trasferito nella casa circondariale di Gazzi. Gli altri tre complici, tutti catanesi, arrestati e già noti alle forze dell’ordine, sono: Antonino Della Vita, 49 anni, Nunzio Della Vita, 56 anni, e du Antonino Corio, 34 anni. Secondo cinque mesi di indagini del nucleo investigativo dei carabinieri di Alessandria, nel pomeriggio dello scorso 24 luglio  i quattro avevano messo a segno una rapina nella filiale della Banca Regionale Europea di Castelnuovo Scrivia. “Una banda di professionisti, persone dalla pericolosità non indifferente che hanno agito con sfrontatezza”, ha detto il comandante dei carabinieri Enrico Scandone Sono pendolari del crimine, che, grazie anche alla tecnologia, individuano un obiettivo “facile”, in zone poco abitate e con facili vie di fuga”.
I quattro hanno utilizzato per il colpo, che ha fruttato circa 83 mila euro, un’auto rubata poco prima a Tortona, una fiat Panda vecchio tipo. Il primo ad entrare nella filiale, a volto scoperto e fingendosi cliente, è stato Abate, incensurato all’epoca dei fatti (sarà poi arrestato ad Imola per un’altra rapina). Poco dopo è entrato Corio, con il volto parzialmente nascosto da una parrucca e da occhiali da sole. Sarebbe stato lui a pronunciare la fatidica frase: “questa è una rapina”. Subito dopo, nella filiale, è entrato il terzo rapinatore, Della Vita Nunzio, armato di un taglierino. All’esterno, ad attenderli, c’era Antonino Della Vita che fungeva da “palo”. 

I quattro, durante l’operazione, sono rimasti in costante contatto, chiamandosi “colleghi”. Per una mezzora circa hanno tenuto in ostaggio una decina di persone, tra personale e clienti, lasciando intendere anche alla direttrice, di cui hanno preso nome e cognome che “avrebbero potuto esserci conseguenze”, nel caso in cui non avesse collaborato. Prima di arraffare il bottino, hanno dovuto attendere l’apertura temporizzata della cassaforte e, subito dopo, si sono dati alla fuga allontanandosi con auto rubata, ritrovata poco dopo dai carabinieri di Castellazzo nei pressi del paese. 
Un forte accento siciliano e le immagini riprese dalle telecamere di sicurezza erano gli unici indizi dai quali sono partiti gli inquirenti per arrivare all’identità dei rapinatori. 

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