Giuseppe Puglisi – SAVOCA – Una antica cappella gentilizia è stata profanata a Savoca da ignoti sacrileghi. E’ stata sfondata la vecchia porta di ingresso, assai malridotta, almeno cinque lapidi mandate in frantumi, e alcune delle bare estratte dai loculi, ma quello che ha destato maggiore impressione e sdegno è che i miseri resti sono stati estratti dalle bare e disseminati sul pavimento quasi vicino all’altare ormai spoglio di ogni cosa. Una scena macabra quella che si è presentata a carabinieri e giornalisti: da una cassa estratta dal sacello, posata sul pavimento al centro del locale, di fronte al piccolo altare, e scoperchiata, con i resti tirati fuori, ancora avvolti nel lenzuolo della sepoltura e adagiati in un angolo, appoggiati alla parete in posizione seduta. Si tratta di tombe risalenti al 1800, anche se l’ultima sepoltura risale al 1914 come si legge sulla lapide rimasta intatta assieme ad altre quattro risalenti al 1881. La cappella si trova sulla strada che dal bivio di Mallina, sulla sp 19 poco dopo l’abitato di Savoca, porta alla frazione Mancusa. Dal bivio la cappella, che ad una prima occhiata potrebbe essere scambiata per una chiesetta di campagna, giace su un cocuzzolo, vicino alla strada, ed a cui si accede attraverso un’erta piena di rovi e sterpaglie. Appare inspiegabile che nessuno si sia accorto della porta sfondata e segnalato allem autorità. Questa cappella era appartenuta all’Archimandritato del SS Salvatore e dopo l’Unità d’Italia donata ad una famiglia nobile di Savoca, i Lo Re, che lì vi hanno sepolto i loro congiunti “meno nobili” per così dire. Vi è sepolta una “domestica di casa Lo Re. L’ultimo sepoltura risale, appunto, nel 1914. La cappella è abbandonata da anni, e la posizione isolata rispetto al resto del centro abitato, deve avere attirato l’attenzione e facilitato l’opera dei sacrileghi. La “scoperta” dell’effrazione è stata fatta da una persona che si era recata in quel luogo per raccogliere minestra. Ha subito avvertito i carabinieri della stazione di Sant’Alessio, competenti per territorio. Per il sopralluogo arrivata lo stesso comandante, luogotenente Vito Calì, che dopo avere accertato la situazione, chiedeva l’intervento del Comune di Savoca. Giungeva l’assessore alla cultura Antonella Savoca che immediatamente disponeva affinchè l’accesso alla cappella fosse chiuso e sbarrato mentre il responsabile dell’ufficio tecnico ed il comandante dei vigili urbani si attivavano per rintracciare i proprietari. Il successivo passo sarà quello di ricomporre i resti mortali dei nobili sepolti e mettere in sicurezza il piccolo edificio che ormai mostra tutti i segni del tempo. La costruzione, secondo lo storico locale Santino Lombardo, risale al 1500 quando nella zona esisteva l’antico monastero dei dominicani, poi andato distrutto in seguito ad una frana. Fino alla seconda metà del 1800 era in uso seppellire i nobili nelle chiese o nelle cappelle. Famose le 37 mummie nella cripta della chiesa del convento dei Cappuccini. Sull’accaduto si fanno tante ipotesi. Dall’atto vandalico fine a sé stesso, dalla effrazione alla ricerca di monili e ori, oppure il prelevamento di ossa per delle messe nere, anche se nella cappella non sono stati rinvenuti né ceri né candele. Sia come sia bisogna porvi rimedio ed impedire una nuova profanazione.


