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lunedì, Luglio 7, 2025
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I piccoli comuni boccheggiano e chiedono alla Regione meno tagli

SANT’ALESSIO – Maggiori trasferimenti da Stato e Regione, altrimenti è la fine dei piccoli comuni. Forse è a questo che si vuole arrivare. Trasformali in borgate senza uffici e servizi. I piccoli comuni boccheggiano alle prese con una situazione finanziaria a dir poco allarmante, rischiano l’accorpamento se non l’annullamento della municipalità, però fanno quadrato contro ogni ipotesi si soppressione. I sindaci lanciano appelli affinchè la Regione riveda al rialzo i trasferimenti economici, l’Unione dei Comuni ha all’esame nella riunione fissata per martedì prossimo una mozione firmata dal consigliere Ettore Fleres (Roccalumera) contro la proposta di legge di istituzione dell’area metropolitana di Messina che si estenderebbe sul territorio di 13 comuni della Provincia (Rometta, Villafranca, Saponara, Scaletta, Itala, Alì, Alì Terme, Nizza, Fiumedinisi, Roccalumera, Pagliara, Mandanici e Furci Siculo) sopprimendone la secolare autonomia. Di questi, quattro ricadono nell’area dell’Unione dei Comuni, Furci, Roccalumera, Pagliara e Mandanici, i cui sindaci hanno già fatto sapere come la pensano. Senza contare che volteggia sempre nell’aria la proposta di legge di accorpamento dei comuni con meno di cinquemila abitanti, ovvero la maggioranza di quelli che fanno parte dell’Unione (Antillo, Limina, Roccafiorita, Casalvecchio, Savoca, Forza D’Agrò, Sant’Alessio) e quasi tutti quelli della Riviera Jonica, tranne Taormina, Giardini e Santa Teresa di Riva. Per alcuni è giusto eliminare comuni sin troppo piccoli in nove del risparmio delle risorse (che non ci sono più). Ma questo significa strappare a morsi la tradizione, la memoria, la storia di ogni campanile per l’autonomia del quale spesso si sono combattute aspre battaglie. Ancora oggi, per esempio, si “combatte” per stabilire i confini tra Santa Teresa di Riva e Savoca, a 65 anni dalla riconquistata autonomia di Savoca da S.Teresa. E nessuno dei due comuni vuole cedere un palmo del “sacro suolo” pur di chiudere la questione! Ma al di là di questo, quello che effettivamente preoccupa è la situazione economica. «La situazione dei piccoli Comuni è veramente grave e drammatica: se la Regione non interviene e rivede i tagli in precedenza ipotizzati, è il caso di chiudere le porte del palazzo comunale e andare tutti a casa, perché così non si può amministrare nessun Comune» ci aveva detto qualche giorno fa il neo sindaco di Casalvecchio Marco Saetti, alle prese con un comune mezzo dissestato che fa fatica a “giungere alla fine del mese”, come quasi tutte le famiglie, e far quadrare i conti. La questione legata ai tagli da parte di Stato e Regione dei trasferimenti agli enti locali (si parla del 50% in meno) assume una rilevanza non indifferente perché si rischia di tagliare servizi essenziali e aumentare i tributi ad un livello che ormai è al di sopra del livello di sopportazione. «Cosa si può amministrare se la Regione non riduce i tagli preventivati dal 60% al 20%? E’ proprio il caso di chiudere i Comuni in quanto, in quel caso, si decreterebbe la loro condanna a morte», spiega il sindaco di Limina Filippo Ricciardi, che è anche presidente dell’Unione dei Comuni. “Siamo veramente alla canna del gas, saremo costretti a tagliare servizi importantissimi per un comune piccolo come Limina che per giunta è lontano dalla grande viabilità. In Municipio il personale è ridotto all’osso, io stesso mi devo dare da fare per scrivere le delibere. Così non si può andare avanti”.

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