ROCCAFIORITA – Per il 400simo compleanno di Roccafiorita si è tenuto nel comune bonsai della provincia di Messina il convegno sul futuro dell’autonomia dei piccoli comuni. Di grande attualità. Proprio perchè l’assessore alle autonomie locali, Patrizia Valenti, ha consegnato in queste vacanze ai deputati regionali la bozza dello studio elaborato da cinque commissioni tecniche sulla riforma amministrativa che il governo Crocetta intende attuare con l’accorpamento, tra l’altro, di 200 piccoli comuni. Ed è stato come parlare di corda in casa dell’impiccato. I sindaci dei comuni del comprensorio (tutti comuni sotto la soglia dei 5000 abitanti, quindi destinati a scomparire) hanno atteso al varco l’assessore Valenti, presente al convegno di Roccafiorita assieme al collega alle Infrastrutture Nino Bartolotta (che però giocava in casa), con il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone ed il ministro della funzione pubblica Gianpiero D’Alia. Un convegno organizzato per festeggiare i 400 anni del più piccolo comune della Sicilia, la nostra Roccafiorita, appunto, che improvvisamente si è trasformato in terreno di scontro tra chi sostiene la necessità di accorpare i piccoli comuni e coloro che difendono le piccole municipalità e le loro tradizioni. Un progetto simile era stato proposto durante il governo Berlusconi, e ci fu sollevazione di popolo, a cominciare dal Pd che allora era all’opposizione, a Roma, come a Palermo. Ora che le cose sono cambiate si tenta questo colpo di mano in nome della spending review. Ma l’assessore Valenti ha calmato subito gli animi assicurando che l’identità dei piccoli comuni verrà comunque salvaguardata nella riforma degli enti locali. Ma la platea di primi cittadini venuti dalle valli joniche dei Peloritani per rendere omaggio a Roccafiorita, ma anche per un faccia a faccia con l’assessore. “Invece di guardare le piccole realtà come le nostre per risparmiare pochi euro, si cerchi la vera centrale dello spreco del denaro pubblico” ha detto senza peli sulla lingua il sindaco di Limina e presidente dell’Unione dei Comuni delle Valli Joniche, Filippo Ricciardi. L’assessore ha ascoltato tutti ma ha ribadito la linea del governo: “Le risorse sono finite, non possiamo mantenere 390 comuni che spesso sono doppioni inutili. Manterranno la loro identità, ma avranno servizi in comune, come peraltro sta già avvenendo con i segretari comunali. Se il disegno di legge verrà approvato, i comuni avranno 90 giorni dalla pubblicazione della legge, per scegliere, perché verranno trasformati in circoscrizioni con poche competenze”. “L’accorpamento non è certo – ha aggiunto – però bisogna razionalizzare le risorse e potenzialità”. Insomma la strada è il consorzio tra i comuni. Il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone ha anche lui gettato acqua sul fuoco: “La bozza di riforma delle autonomie locali dell’assessore regionale Patrizia Valenti contiene ottimi spunti di riflessione. Dobbiamo avere la consapevolezza che il Parlamento siciliano dovrà’ trattare una riforma strutturale dell’organizzazione amministrativa, salvaguardando l’identità’ sociale e culturale di tutte le comunità”. “Con questo spirito positivo e senza creare sterili contrapposizioni e inutili allarmismi nei Comuni – ha aggiunto Ardizzone – il Parlamento siciliano potrà’ esitare una vera riforma delle autonomie locali”. Ha concluso il ministro Gianpiero D’Alia: “Bisogna fare una profonda riflessione su come vogliamo che sia il nostro futuro alla luce del nuovo ordine mondiale. In discussione è il nostro futuro e quello dei nostri figli. Bisogna riformare il sistema istituzionale dal più piccolo dei comuni allo stato nazionale”. E sui comuni ha detto: “l”identità dei territori è un valore imprescindibile ma dobbiamo capire che ci sono due modi di essere autonomi: 1) chiudendosi in se stessi e così si muore; 2) secondo modo, salvaguardare autonomia aprendosi al sistema e facendo tesoro anche di ciò che hanno altri”. “I tagli lineari generano sofferenza nei più deboli ed in Parlamento dobbiamo rivedere il sostegno ai piccoli comuni che bisogna riorganizzare”. E sulla Regione: “La burocrazia regionale è una casta peggiore di quella nazionale. No a neocentralismo regionale”.