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lunedì, Maggio 19, 2025
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C’era una volta la terza Categoria…

L’incoraggiante potenziamento della qualità di gioco che si riscontra nei campi della categoria più bassa, quella cioè che si trova alla base della grande piramide calcistica che la Figc riconosce, fa sì che buona parte delle società iscritte, impieghino risorse, a volte anche “importanti”, per il contesto di gioco preso in considerazione. Se questo da un lato è positivo, perché rimarca la volontà anche dei più “piccoli” di voler emergere, impostando un’organizzazione societaria che tiene conto del reperimento delle fonti e delle capacità manageriali di investire sulle persone giuste, capaci, cioè, di fare la differenza all’interno della squadra; dall’altro lato ci chiediamo se possiamo dare l’addio a quel calcio genuino, fatto di un gruppo di amici che la domenica pomeriggio decide di passare il tempo, divertendosi a giocare al pallone. Proprio in questi giorni si è concluso il calciomercato, dando la possibilità ai calciatori di svincolarsi per passare da una squadra a un’altra, con lo scopo da parte delle società più ambiziose di rafforzarsi per restare alte in classifica, fino alla fine del campionato. Ci sembra difficile trovare nello stesso calderone squadre dove i giocatori si autofinanziano per le spese di iscrizione al torneo e l’acquisto del necessario per poter scendere in campo – oltre a ritrovarsi insieme, per festeggiare qualche successo – accanto a squadre che puntano a budget ben più consistenti, dove addirittura si trovano giocatori che decidono di spostarsi da livelli più alti per ritrovarsi nella “ambita” terza categoria. Tutto questo, crea degli squilibri, innanzitutto per le piccole società che puntano sul divertimento e non hanno risorse a disposizione per adeguarsi al cambiamento..e poi anche per quelle che puntano in alto, le quali si aspettano una qualità più adeguata del sistema calcistico in cui operano. Come ogni cambiamento, l’adeguamento non sarà mai repentino e globale; non avverrà mai per tutti allo stesso momento, e ciò sarà a discapito di chi resta ancorato alla tradizione calcistica di un tempo. Ciò che ci aspettiamo per il resto del campionato è vedere società più serene nell’affrontare ogni singolo incontro, senza il pensiero fisso di dover vincere a tutti i costi, per non deludere le aspettative di generosi finanziatori, ignari del declino dei valori tipici della terza categoria. Chissà cosa penserebbero i presidenti delle società di un tempo che improvvisavano le proprie squadre, solo per il nobile prestigio di esserci, di far parte di un contesto, dove il pallone era un’occasione per mettere in risalto le qualità atletiche dei giocatori e dava la possibilità ai tifosi di avere argomenti più sereni sui quali discutere e controbattere durante la settimana, per portare un po’ di spensieratezza all’interno di vite, fatte spesso di stenti. Vincere è bello, ma confrontarsi e giocare ad armi pari è molto più soddisfacente. Ahimè continuando così tra qualche anno, la terza categoria rimarrà solo un mero sogno.

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