Nuovo terremoto giudiziario nella sanità messinese. Un ex primario dell’Unità operativa complessa di Chirurgia plastica del Policlinico è stato posto agli arresti domiciliari, mentre due sue collaboratrici – una dirigente medico e un’ostetrica – sono state raggiunte da misure interdittive che vietano l’esercizio della professione sanitaria per dodici mesi. L’operazione è stata condotta dai Carabinieri e dalla Guardia di Finanza, su delega della Procura di Messina.
L’indagine, condotta tra maggio 2024 e gennaio 2025 attraverso intercettazioni telefoniche, ambientali e telematiche, oltre che mediante l’acquisizione di documenti contabili, avrebbe fatto emergere numerosi episodi di corruzione, concussione, induzione indebita e truffe aggravate ai danni dello Stato.
Secondo gli inquirenti, l’ex primario avrebbe sfruttato il proprio ruolo di pubblico ufficiale per ottenere contributi economici da aziende farmaceutiche e imprese fornitrici di dispositivi medici, in rapporto con il Policlinico universitario. Tali somme sarebbero state richieste – talvolta con pressioni esplicite – come “contropartita” per facilitazioni nel rinnovo degli appalti o, al contrario, con la minaccia di un loro eventuale stop.
I contributi finanziari, erogati sotto forma di sponsorizzazioni, quote di iscrizione, pernottamenti e cene sociali, sarebbero confluiti nella organizzazione di un congresso di chirurgia plastica svoltosi lo scorso anno in una località turistica dei Peloritani, evento di cui il medico era responsabile scientifico. Dall’analisi della documentazione contabile, l’ammontare complessivo delle somme legate al congresso supera i 700 mila euro.
All’ex dirigente vengono contestati anche episodi di truffa aggravata ai danni dell’Azienda ospedaliera universitaria. Secondo la ricostruzione degli investigatori, avrebbe alterato i sistemi di rilevazione delle presenze per risultare in servizio mentre si trovava all’esterno della struttura, in alcuni casi per svolgere attività professionale privata.
Accusa analoga riguarda una dirigente medico, sua stretta collaboratrice, che avrebbe svolto attività sanitaria fuori dall’ospedale, in violazione dell’obbligo di esclusività, percependo compensi non dovuti.
L’ostetrica coinvolta, inoltre, avrebbe esercitato abusivamente la funzione di infermiera di sala operatoria all’interno di una clinica privata, pur non essendo abilitata per tale ruolo. Secondo gli inquirenti, sarebbe stato lo stesso primario a favorire la sua attività.
Il giudice per le indagini preliminari ha disposto: arresti domiciliari per l’ex primario, ritenendo necessario interrompere la rete relazionale che gli avrebbe consentito di proseguire le condotte contestate; divieto di esercizio della professione sanitaria per 12 mesi per la dirigente medico e per l’ostetrica; sequestro preventivo di oltre 48 mila euro nei confronti dell’ex primario, ritenuti profitto dei reati contestati; sequestro di 9.700 euro alla dirigente medico, somma equivalente all’indennità di esclusività percepita ma non dovuta.


