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lunedì, Settembre 1, 2025
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Cantieri infiniti, Sicilia al primo posto. Tra le opere incompiute la strada Gallodoro-Letojanni (da 35 anni)

La Sicilia si conferma tra le regioni più colpite dal fenomeno delle opere incompiute. Con 35 cantieri bloccati e un fabbisogno stimato per il completamento pari a 143,7 milioni di euro, l’Isola guida la classifica nazionale per oneri economici. Un primato negativo che si accompagna a quello della Puglia, anch’essa con 35 opere ferme ma con un valore complessivo degli interventi ancora più alto, pari a 204,7 milioni di euro.

Il quadro emerge dall’analisi del Centro Studi Enti Locali, che fotografa la situazione al 2024. Per quanto riguarda la provincia di Messina, spicca tra le incompiute il completamento della strada di collegamento Gallodoro-Letojanni (i lavori sono iniziati nel 1990), per un costo complessivo pari a 30milioni di euro. Ad oggi, come emerge dall’analisi, lo stato di avanzamento dei lavori è zero. L’importo degli oneri per l’ultimazione dell’opera è di 25milioni di euro.

In Italia risultano 246 opere incompiute, con un costo residuo di 1,1 miliardi di euro per ultimarle. Un dato che segna un calo del 7,5% rispetto alle 266 incompiute rilevate l’anno precedente e rappresenta un minimo storico. Anche la spesa necessaria per chiudere i cantieri è in leggera flessione (-3,4%). Il fenomeno, tuttavia, resta fortemente concentrato nel Sud e nelle Isole, dove si trovano 157 incompiute, pari al 63,8% del totale nazionale, per un fabbisogno di circa 578 milioni. Nel Centro Italia i cantieri sospesi sono 44, mentre al Nord se ne contano 40.

Un caso particolare riguarda le amministrazioni centrali: pur con sole cinque incompiute, l’impatto economico è enorme, oltre 407 milioni di euro, pari al 38,1% del fabbisogno complessivo. Accanto a Sicilia e Puglia, la classifica regionale vede Sardegna e Lazio con 30 opere ferme e la Lombardia con 17. Nonostante il trend nazionale in calo, in nove regioni il numero delle incompiute è cresciuto: tra queste Lazio, Lombardia, Abruzzo, Basilicata ed Emilia-Romagna. Le cause rimangono quelle note: mancanza di fondi, difficoltà tecniche, fallimenti delle imprese appaltatrici e scarsa volontà delle stazioni appaltanti.

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