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sabato, Novembre 1, 2025
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La Corte dei Conti boccia il progetto del Ponte sullo Stretto, e ora che succede?

La Corte dei Conti ha respinto la delibera del Cipess che ad agosto aveva approvato il progetto definitivo del Ponte sullo Stretto di Messina. I magistrati contabili, al termine di una lunga camera di consiglio, hanno deciso di non concedere il visto di legittimità e la registrazione dell’atto, ponendo così un freno formale al via libera dell’opera.

La decisione è legata a diverse criticità emerse durante l’esame della delibera, tra cui le coperture economiche, l’affidabilità delle stime di traffico, la conformità del progetto alle normative ambientali e antisismiche e il rispetto delle regole europee che impongono di non superare il 50% del costo iniziale. Tra i rilievi sollevati figura anche la questione della competenza del Cipess, considerato un organo di natura politica.

Nonostante il parere negativo, la legge consente al governo di procedere comunque. In caso di rifiuto di registrazione da parte della Corte dei Conti, infatti, l’amministrazione interessata può chiedere al Consiglio dei ministri di deliberare in merito, valutando se l’atto risponda a un interesse pubblico superiore e debba quindi essere eseguito.

Durante il question time alla Camera, il ministro delle Infrastrutture e vicepremier Matteo Salvini ha ribadito che la procedura di valutazione della Corte non modifica i tempi previsti per la decisione sulla registrazione, fissata per il 7 novembre. Salvini ha sottolineato la regolarità del percorso amministrativo e tecnico seguito per il progetto, sostenendo che l’opera rispetta la normativa italiana ed europea, comprese le disposizioni ambientali.

Il Ponte sullo Stretto, il cui costo stimato è di circa 13,5 miliardi di euro, resta al centro di un forte scontro politico. Le opposizioni contestano la legittimità e l’opportunità economica dell’intervento, giudicato eccessivamente oneroso, mentre il governo difende la scelta come strategica per lo sviluppo infrastrutturale del Mezzogiorno e per la creazione di occupazione, con una stima di 120 mila posti di lavoro.

Nonostante le obiezioni e il mancato via libera della Corte dei Conti, il Ministero delle Infrastrutture conferma la volontà di proseguire l’iter, ribadendo che nessuna altra opera in Calabria o Sicilia sarà definanziata per finanziare il Ponte. La partita ora passa al Consiglio dei ministri, che potrebbe assumersi la responsabilità politica di autorizzare comunque la prosecuzione del progetto.

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