Il Consiglio dei ministri ha impugnato la legge 23 del 5 giugno scorso approvata dall’Assemblea regionale siciliana, “Norme in materia di sanita’”, che prevede l’obbligo negli ospedali pubblici di assumere medici e altro personale non obiettore di coscienza. Non si può negare agli obiettori di partecipare ai concorsi è la motivazione dello stop. La legge violerebbe l’articolo 117 della Costituzione, che garantisce i principi di uguaglianza, di diritto di obiezione di coscienza, di parità di accesso agli uffici pubblici e in tema di pubblico concorso. Il provvedimento introduceva l’obbligo di assumere medici non obiettori di coscienza nelle strutture ospedaliere pubbliche, garantendo così la piena attuazione della legge 194 del 1978, che tutela il diritto delle donne all’interruzione volontaria di gravidanza. Il ddl approvato in Aula con 27 voti a favore e 21 contrari, con voto segreto richiesto da deputati della maggioranza, prevedeva procedure concorsuali dedicate esclusivamente a medici non obiettori e l’obbligo per le aziende sanitarie di provvedere tempestivamente alla loro sostituzione qualora dovessero cambiare idea, garantendo così la continuità del servizio e il pieno rispetto del diritto delle donne all’interruzione volontaria di gravidanza.