Un viaggio nella geografia dell’anima: la Taormina di W. von Gloeden. Pina D’Alatri Il caso del barone tedesco W. von Gloeden , grande fotografo vissuto a Taormina nella “Belle ‘Epoque”, e dei suoi giovani modelli costituisce l ‘oggetto della minuziosa, erudita e documentata ricerca di carattere antropologico di Mario Bolognari( I ragazzi di von Gloeden, 2012, Città del Sole s.a.s. pp..398). L’autore vuole condurre il lettore, attraverso un’analisi che abbraccia più di un secolo di storia, a comprendere i meccanismi occulti che consentono la manifestazioni di fenomeni , talvolta riprovevoli, destinati a incidere sul singolo e sulla collettività. Il barone W. von Gloeden , imparentato con il Kaiser e sostenuto da un congruo assegno mensile, venne a Taormina alla fine del secolo XIX; era ammalato di tisi e cercava un clima più adatto alla sua salute. Taormina era la meta ideale per tale patologia e inoltre così arroccata sul mare ,così affascinante nei suoi scorci,così ricca di splendidi resti, non poteva non attrarre il giovane esteta. L’ amore per la fotografia , coltivato anche attraverso la frequentazione degli studi dei fotografi locali, e la grande miseria dei paesani fecero il resto. L’attenzione morbosa verso la bellezza efebica e la libertà di poter fare tutto ciò che il denaro consentiva avvicinarono il barone a quel mondo subalterno di poveri ragazzi ,spesso ancora preadolescenti, pescatori o contadini che si vendevano non solo per un tozzo di pane ma anche per una carezza data da mani non ruvide. Il fotografo sceglieva, prendeva, immortalava, nascevano le sue splendide foto: opere d’arte,da cui occhieggiavano lo sguardo torbido e malizioso del Moro o di altri splendidi volti, i sorrisi accattivanti,le morbose nudità,minimamente celate da paramenti di gusto classico. Cultura e arte. Immagini che per potere essere vendute al turista, venivano travestite con costumi di un mitico passato greco-romano, ignoto a quei ragazzi ,ma gradito agli stranieri che, spesso, approfondivano anche la conoscenza dei modelli. Ragazzi trasformati in merce mentre il paese cresce e l‘economia si trasforma. ”Dominazioni in età antica, medievale e moderna hanno profondamente segnato la Sicilia, ma forse l’ultima di esse, quella realizzata dal potere economico, politico e culturale euroamericano contemporaneo attraverso il turismo, da un punto di vista antropologico è la più interessante”. Alla fine dell’Ottocento, Taormina era “luogo eletto” e “paradiso concreto”di certo turismo che vedeva nel mondo mediterraneo la possibile realizzazione della pienezza di sé, al di là dei rigidi schemi di un’educazione di tipo vittoriano. Tuttavia gli efebi,”i mori” dai languidi sguardi, dalle carni lucidate dal cerone, hanno avuto la loro rivincita: la violenza subita dai modelli di allora è stata riscattata dagli eredi di quei modelli,divenuti cittadini del mondo, portatori di civiltà e liberi da ogni forma di subalternità nei confronti delle culture nordeuropee. Questo e molto altro ancora nel saggio di Bolognari ,dedicato alla sua Taormina di cui Stefano D’Arrigo ha scritto: “Taormina, mia Mignon, è dove mai/sempre s’arriva, pellegrini/ dal cuore di rughe,/in tempo per vivere/”obliti-obliviscendi”/ una seconda volta la vita”.