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giovedì, Luglio 10, 2025
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Unione, tra vecchi scandali e nuovi equilibri

SANTA TERESA DI RIVA – Ma a che cosa serve ancora l’Unione dei Comuni visto che sono in arrivo i Liberi Consorzi tra Comuni e le aree metropolitane? Partendo da questa domanda facciamo un viaggio a ritroso attraversando quasi dieci anni di attività dell’Unione dei Comuni delle Valli Joniche dei Peloritani, di cui attualmente è presidente il sindaco di Limina, Filippo Ricciardi. L’Unione venne costituita il 20 maggio 2004 tra i Comuni di Alì, Alì Terme, Antillo, Casalvecchio Siculo, Furci Siculo, Itala, Mandanici, Nizza di Sicilia, Pagliara, Roccafiorita, Roccalumera, Sant’Alessio Siculo, Santa Teresa di Riva, Savoca, Scaletta Zanclea a quali il 28 ottobre 2004 si sono aggiunti i Comuni di Limina, Forza D’Agrò e Fiumedinisi. Diciotto in tutto. Durò poco, perché prima si staccarono Itala e Scaletta e quindi Alì, Alì Terme, Nizza e ovviamente Fiumedinisi. Quell’”ovviamente” si spiega con il fatto che sin dai primi anni il sindaco di Fiumedinisi, allora Cateno De Luca, mostrò insofferenza vergo questo organismo tanto da provocare la scissione del 2010. Dal 1° gennaio 2010 l’Unione è formata da dodici Comuni: Antillo, Casalvecchio Siculo, Forza D’Agrò, Furci Siculo, Limina, Mandanici, Pagliara, Roccafiorita, Roccalumera, Sant’Alessio Siculo, Santa Teresa di Riva, Savoca, con una popolazione totale di circa 26.000 abitanti. Quali gli obiettivi? Valutare le esigenze dei cittadini e degli operatori economici, fornendo risposte all’altezza dei loro bisogni; promuovere lo sviluppo socio-economico dei territori dei Comuni, nel rispetto e nella salvaguardia dell’ambiente e della salute dei cittadini; valorizzare il patrimonio storico-artistico e le tradizioni etno-antropologiche e culturali del territorio dei Comuni che la costituiscono; ottimizzare le risorse economiche, finanziarie, umane e strumentali attraverso l’erogazione di servizi associati. Insomma uno strumento operativo e politico di programmazione comprensoriale. Nessuno di questi obiettivi è stato raggiunto in nove anni. Basta andarsi a rileggere gli atti e le cronache. In compenso l’Unione è stata usata come bancomat. Ce lo spiega Filippo Brianni, presidente dell’Osservatorio dei Beni Culturali, un organismo creato all’interno dell’Unione per valorizzare le risorse culturali e monumentali. “ L’Unione per statuto doveva essere il contenitore provvisorio in cui far confluire nel tempo i servizi comunali da comprensorializzare e poi i comuni stessi, tanto che nella prima versione legislativa era previsto che dopo nove anni o i comuni si fondevano nell’unione, facendo quindi un “macrocomune”, oppure si scioglieva l’unione. Se i comuni l’hanno utilizzata come bancomat, la colpa non è dell’Unione, ma dei comuni. Se nella nostra zona, i comuni avessero delegato i servizi all’Unione, comprensorializzandoli, forse saremmo stati già maturi per parlare di un’unione politica e superare il confine comunale con naturalezza. Invece non si è guardato oltre il naso, col risultato che l’Unione è rimasta una cosa amorfa, i comuni sono rimasti senza soldi e senza possibilità di essere efficienti e calerà inevitabilmente dall’alto quell’accorpamento che i comuni non sono in grado di fare da soli”. E naturalmente non poteva mancare lo scandalo. Anzi, doppio. Si comincia nel 2007 con la costituzione dell’Agenzia di Sviluppo spa con capitale sociale di 120 mila euro (sottoscritto interamente dall’Unione) e sede a Sant’Alessio Siculo perché il primo presidente nonché autore dell’iniziativa è il sindaco di S.Alessio (del tempo) Giovanni Foti. Sull’Agenzia ci fu un braccio di ferro politico che portò nel 2010 alla fuga di 13 comuni che confluirono (guarda caso) nell’Agenzia di Sviluppo creata a Fiumedinisi legata al Gal “Terra dei Miti” tutt’ora esistente e con presidente (attuale) il presidente del consiglio di Santa Teresa di Riva Danilo Lo Giudice. Per farla breve l’Agenzia venne travolta dallo scandalo, si bruciarono oltre 300 mila euro (vi erano confluiti anche i soldi dei consorzi che facevano capo al comune di Pagliara) in iniziative opinabili (come l’idropica partecipazione alla Bit di Milano del 2009 contestata persino dal sindaco di Roccalumera Gianni Miasi che preferì pagarsi l’albergo di tasca sua), in incarichi professionali, in compensi ai componenti del CdA, “ad attività varie erogate a favore dei comuni di Pagliara (120 mila euro per il pagamento di spese correnti, secondo una interrogazione presentata da alcuni consiglieri nel settembre 2009) e Roccalumera” come si legge in una richiesta di chiarimenti sull’attività dell’Agenzia inoltrata al CdA dal presidente dell’Unione Nino Bartolotta (l’attuale assessore regionale alle Infrastrutture) che voleva vederci chiaro. A far saltare il tappo una interrogazione del settembre 2009. Venne fuori che c’era stato un “irregolare utilizzo del capitale sociale” (relazione del 23 marzo 2010). Il CdA nel dicembre 2009 si dimise, non fu possibile fare chiarezza. Lo scandalo venne soffocato, i bilanci dell’Agenzia approvati e l’Agenzia sciolta. Il presidente del CdA, Andrea Ceccio, venne poi nominato direttore generale dell’Agenzia di Sviluppo di Fiumedinisi. Dal 24 novembre 2012 le sedi dell’Agenzia di Sviluppo Locale “Peloritani SpA “ e del Gal “Peloritani, terre dei miti e della bellezza S.c.a r.l” sono state trasferite a Santa Teresa di Riva. Per l’Agenzia di Sviluppo Locale i componenti del Cda sono Danilo Lo Giudice (presidente), Rosa Anna Fichera (Vice Presidente), De Luca Giovanni, componente. Inoltre è stato confermato presidente onorario delle due Società il Sindaco di Santa Teresa di Riva Cateno De Luca.

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