La fede dei padri nella devozione carmelitana Per la festa da “Matri u Càrminu” nel Santuario “S. Maria del Carmelo” di Santa Teresa di Riva, come ogni anno, si sta onorando colei che viene considerata Maria “Madre e Decoro del Carmelo” attraverso la processione, la novena, l’imposizione dello scapolare, momenti di preghiera e di formazione, manifestazioni esterne, auguri, ecc. ripercorrendo parte della geografia universale del Carmelo. In questo contesto di festa sorgono spontanee alcune considerazioni legate alla tradizione, al nostro territorio ed alla famiglia carmelitana, che quest’anno è cresciuta di numero e per la prima volta ha accolto l’adesione al terz’ordine anche degli uomini. Innanzitutto si può evidenziare la particolarità delle “novene”sempre molto partecipate, con un grande afflusso di devoti anche dalle parrocchie vicine, ed animate dalla presenza delle carmelitane e dei carmelitani che recitano il Rosario e la Novena del Carmine, intonando canti mariani. Questi momenti di preghiera e la celebrazione eucaristica fanno sentire l’amore filiale dei fedeli per Maria, la Madre invocata sotto il titolo così tenero e popolare di Madre del Carmelo che conduce alla Santa Montagna, Gesù Cristo, e protegge, con il suo manto, il cammino dei cristiani in pellegrinaggio per la Gerusalemme Celeste. Proprio il manto evoca un Rosario antico “ Si Maria non avia lu mantu erumu persi tutti quantu”, cantato a 2 voci nella Chiesetta dedicata alla Madonna del Carmelo, sorta nel 1500 nella zona dell’attuale santuario. Esso venne tramandato da padre in figlio e fatto proprio dalla “ Congregazione del Terz’ordine Carmelitano” maschile e femminile durante il 1800. La devozione a “Matri u Càrminu” era così sentita nei secoli passati che le persone cantavano il rosario anche quando si recavano in campagna o lavoravano. Durante la seconda guerra mondiale veniva recitato, a voce così alta da essere recepito dai quartieri vicini, anche presso l’icona della M. del Carmelo a Sparagonà da don Santu Trimarchi, soprannominato “u funcia”, che tanti anziani, allora ragazzini, ancora ricordano. Questo richiamo alla tradizione dimostra quanto sia radicata nel nostro paese la devozione alla Madonna del Carmelo, che è diventata la Patrona di Santa Teresa di Riva e spiega il collegamento con la via Sparagonà, dove ogni anno suole passare la processione. Ancora oggi restano vivi i segni di una fede sincera ed autentica, semplice e commovente che si rivolge a Maria, maestra di umiltà, madre di bontà, madre di Dio e dell’umanità per alimentare la speranza e la consolazione. Tutti corrono ai piedi della “gran Regina del Monte Carmelo” perché stenda il suo manto tutto santo e conceda le grazie desiderate, donando protezione e conforto ed additando la via della salvezza. Maria, nella nostra chiesa, è raffigurata in una tavola del Novecento come Nostra Signora del Carmine : la Vergine che, dal cielo (direttamente o per mezzo di alcuni angeli), libera le anime del purgatorio, che di solito compaiono circondate da fiamme e con lo sguardo carico di implorazione. Il popolo fedele vede, in questa immagine, la protezione materna di Maria e ancor più sente che la vera devozione alla Vergine porta ad una vita di fede e di grazia. In questo periodo di grande crisi economica, di violenza irrefrenabile, di disuguaglianze evidenti, di individualismo spinto ed incredulità diffusa… sembra che i devoti della Vergine del Carmelo, siano chiamati a liberare quanti soffrono nei diversi “purgatori” del nostro tempo (fame, disoccupazione, droga, depressione e solitudine, ignoranza, malattie ed inquinamenti…). La devozione alla santissima Madre, coltivata nell’intimo del proprio cuore e staccata dalle forme cultuali più esteriori o meramente usuali, rende più sensibili alle necessità dei fratelli e delle sorelle più piccoli, più dimenticati e rende più umani, più affettuosi e comprensivi. La compassione ed il senso della famiglia sono forse gli aspetti veramente significativi dell’autenticità della devozione mariana, che può risvegliare il nostro paese e tutto il comprensorio nel segno dell’unione, della collaborazione e della solidarietà alla luce della fede per un percorso di speranza e di fiducia nel futuro. La Vergine purissima, colei che ha detto sì mostra al popolo cristiano ed in particolare al carmelitano la bellezza di un cuore puro nel quale il Verbo di Dio continua ad essere “concepito e generato” al mondo come dentro i cuori dei fedeli che devono accogliere, nutrire e fare crescere l’Emmanuele, il Dio- con- noi in modo che sia visibile agli altri. La celebrazione della solennità del Carmelo, se pur dal sapore antico acquista un valore nuovo, un significato diverso che lega alla tradizione per riscoprire il senso della preghiera e della fede, della cura e dell’amore, della fraternità e della testimonianza in una società disorientata, piegata su se stessa, dispersa ed attratta da idoli falsi, da illusioni passeggere e da rumori frastornanti.