I 160 lavoratori dell’Ato4 rifiuti, da due mesi senza stipendio, hanno proclamato lo sciopero per il prossimo 18 settembre: si profila una nuova emergenza igienica e ambientale in 28 dei 32 comuni della fascia jonica, da Scaletta all’alta valle dell’Alcantara, serviti dalla società d’ambito che è commissariata da un anno ma anche ancora continua a produrre i suoi malefici effetti sui lavoratori e sulla cittadinanza, i primi che restano in apnea con gli stipendi, i secondi che non ricevono srevizi adeguati al carico fiscale cui sono sottoposti dai comuni per tappare il buco che si è aperto con queste gestioni. E quello che si prepara con le Srr ancora non lo sappiamo. Ieri i lavoratori sostenuti dai segretari delle organizzazioni sindacali di categoria (Carmelo Pino per la Cgil e Silvio Lasagni per la Uil) hanno tenuto una assemblea presso la sede dell’Ato4 nel corso della quale è stato loro riferito che le casse dell’Ato sono praticamente vuote. Secondo il direttore generale dell’Ato, Arturo Vallone, c’è carenza di liquidità perché i comuni non versano quanto da loro dovuto e la Regione non ha ancora provveduto ad accreditare la somma pattuita per il rientro del debito con l’Amia, che blocca presso le tesorerie dei comuni somme consistenti. Ai lavoratori, infatti, è stato corrisposto un acconto di 500 euro per il mese di luglio, mentre non è stato versato lo stipendio di Agosto. Per quanto riguarda il debito con l’Amia la Regione di è fatta garante e ha proposto anticipazioni di cassa che i comuni restituiranno in rate annuali per i prossimi dieci anni. Quindi questa situazione sovrebbe sbloccarsi, e con essa le somme pignorate presso i comuni. Per quanto riguarda l’elusione del pagamento delle fatture da parte di molti comuni, è una storia che si ripete con disarmante frequenza, tanto da portare i lavoratori allo sciopero. Resta da capire, però, perché a pagarne le conseguenze debbano essere anche i comuni (ed i cittadini) che sono in regola con i pagamenti (Santa Teresa di Riva, per esempio) e non i comuni inadempienti (Roccalumera, per esempio, che deve all’Ato oltre un milione di euro). Va anche detto che si sono comuni come Taormina, Furci, Casalvecchio che a suo tempo non hanno aderito all’ambito territoriale e tutti, tranne forse Taormina, si sono trovati bene, e non sono stati costretti a quadruplicare la tassa per la spazzatura per ripianare i costi in aumento esponenziale negli altri comuni. (gi.pu.)