Roccalumera – Nel centro storico del paese si annidano veleni. Almeno questo è il giudizio della gente, scrutando dentro l’atavico e cadente stabilimento, usato negli anni Settanta per la lavorazione e la trasformazione degli agrumi. I veleni a cui si riferiscono le famiglie del posto sono riconducibili all’amianto che copre parte del tetto, ai logorati bidoni con dentro sostanze nocive, ai tanti additivi chimici lasciati in decrepiti contenitori. Questo enorme stabilimento sorge nel centro del paese, in faccia alla Strada Statale 114 Messina Catania e comunque a quattro passi dalla stazione ferroviaria. Una volta era uno stabilimento di fiorente levatura, tant’è che limoni ed arance di tutta la provincia e della vicina Calabria venivano convogliati in questo centro di raccolta. Qui gli agrumi venivano trattati e lavorati dentro appositi macchinari e il succo, la polpa o l’essenza ricavati venivano spediti a grosse ditte italiane e straniere. Lavoravano circa cinquanta persone e la struttura era considerata fonte di ricchezza non solo per le famiglie del posto, ma anche per gli Enti interessati. Poi il progresso ha cagionato il declino dello stabilimento e successivamente la chiusura. La struttura, che prima era gestita da una società, successivamente è stata venduta ad un privato, che l’ha messa sotto chiave, lasciando che il tetto ed i muri cadessero a pezzi. Adesso è il momento di agire. Non si può lasciare un pericolo di questa portata dentro le mura del paese, per cui le autorità locali e provinciali dovrebbero intervenire con tempestività. La struttura andrebbe espropriata e ripulita, per evitare che le scorie dell’amianto si propagassero nel paese. Ma soprattutto per impedire che si sprigionassero sostanze chimiche nocive, da anni conservate nelle taniche o in contenitori di ferro. Le famiglie che abitano lì vicino sono sul piede di guerra. Il vecchio stabilimento dovrebbe essere al più presto soggetto a sopralluogo da parte degli esperti dell’Usl, per accertare se si annidano eventuali sostanze velenose dentro i bidoni in ferro e soprattutto il grado di pericolosità dell’amianto. Il timore della gente del posto si è ingigantito da quando è crollato parte del tetto. Difatti sul pavimento nono ben visibili travi in legno, tavoloni, pezzi di amianto, bidoni, taniche e contenitori. Non si vede altro, ma i pericoli sono ben celati.